Un’idea di città 2. Ferdinando Boero

di Ferdinando Boero

Come vorrei la mia città…? bella domanda. Intanto la vorrei in un bel posto, perché ogni città sorge da qualche parte e la scelta di dove ubicarla è importantissima. Per me un bel posto deve avere il mare, ma vivo benissimo a Lecce da 27 anni e quindi posso farne a meno. Una città ideale non deve essere troppo isolata dal resto del mondo. Ci voglio vivere, ma se voglio andarmene devo poterlo fare abbastanza facilmente e altrettanto facilmente ci devo tornare. Attorno alla mia città ideale ci deve essere tanta natura. Non solo il mare. Mi piacciono anche i boschi, le foreste. Ma ci deve anche essere una agricoltura e una pesca che forniscano cibo e bevande di altissima qualità. Voglio mangiare e bere quello che viene prodotto localmente. E voglio poter godere della natura circostante senza dover fare viaggi estenuanti. Ci voglio arrivare in bicicletta.

E la città? La città deve essere compatta, con edifici progettati in modo funzionale e che siano anche belli (le due cose spesso non vanno assieme), le persone devono potersi muovere al suo interno senza prendere mezzi motorizzati. Immagino molte strade pedonali, piene di negozi, bar, ristoranti, negozi di artigiani, e tanta gente che gira, cerca, guarda, compra. Ogni edificio deve essere abbellito da opere d’arte. In modo che i bambini crescano circondati dal bello. Ci sono città fatte così? Sono i centri storici di tutte le città italiane. Poi abbiamo fatto le periferie, dove le distanze di amplificano, ci si va solo per dormire, e non c’è niente. Ogni tanto c’è un centro commerciale dove, in un posto finto, ci sono le cose che prima si potevano trovare nei posti veri. E poi ci voglio tanti cinema, e teatri, ma voglio poter andare al cinema e a teatro senza prendere la macchina. Voglio andare dal fruttivendolo, dal pescivendolo, dal droghiere, dal salumiere. E ci devono essere artigiani che fanno cose belle, ma anche che sappiano aggiustare i miei vestiti, riparare le mie scarpe. Voglio poter avere tante librerie in cui scegliere i miei libri, e ogni cosa necessaria, per qualunque attività, deve essere offerta da esseri umani di cui mi devo fidare, di cui conosco il nome, e loro conoscono il mio. Voglio una città con una efficiente raccolta dei rifiuti e modi di smaltimento e riutilizzo che non sconvolgano l’ambiente. E ci deve essere l’università (altrimenti dove lavorerei?) e voglio poterci andare in bicicletta o in autobus (se piove).

Voglio una città in cui, dovunque ti trovi, sei sempre in centro, avendo però a disposizione spazi verdi. E voglio una città che sia un solo grande quartiere, con scuole che abbiano grandi spazi, per sentire i bambini che giocano. Voglio una città dove i bambini possano uscire di casa per inventarsi i giochi, incontrarsi, stare assieme, senza l’assillo di avere sempre qualcuno che li controlla, in modo che possano venir su autonomi. E poi ci voglio ristoranti che abbiano buon cibo, in atmosfere rilassate. Non troppo lussuosi, amichevoli. Che siano anche bar. Dove sia possibile incontrare amici e organizzare eventi culturali, ma non troppo.

Ora so che non troverò molto accordo: voglio una città dove non ci sia una squadra di calcio. Ma dove tutti pratichino uno sport e dove, invece che parlare di calcio, magari si giochi al calcio, ma non solo. Voglio una città dove i vecchi si possano muovere facilmente, magari su quei veicoli che sembrano una sedia col motore.

Ma questo è il contenitore. Il contenuto è la gente che ci vive. Inutile avere un posto bellissimo abitato da chi non ne capisce e apprezza la bellezza. Perché questo avvenga bisogna coltivare la cultura. Abbiamo ereditato città bellissime dai nostri antenati che, quasi si fossero messi d’accordo, avevano inventato questo modo di vivere. Oggi stiamo rovinando questa realtà unica al mondo perché quella cultura si è persa. Ci aggiriamo in tesori che ci danno fastidio. Questa della cultura è la caratteristica più importante perché, senza la cultura, se anche ci fossero tutte le cose che vorrei, queste sarebbero presto rovinate da cittadini rozzi e insensibili. E se non ci fossero, ma ci fosse la cultura, i cittadini si darebbero da fare per cambiare la loro città in un posto dove sia bello vivere. Purtroppo è molto più facile costruire case che costruire una cultura.

Ho scritto tanti voglio, ma avrei dovuto scrivere vorrei. Una città così non esiste, oggi. Ma ce ne sono tante che sono abbastanza vicine a questo, e ho la fortuna di vivere in una di loro, ma solo perché vivo in centro. Se vivessi in periferia sarebbe diverso, almeno per me.

[2014]

 

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