Crescere all’infinito….

di Ferdinando Boero

Una parlamentare difende la razza italica attraverso il sostegno alla maternità. Uno studio israeliano dice che il tasso di fertilità nei maschi occidentali (inteso come numero di spermatozoi) è in diminuzione. Siamo quasi otto miliardi (7,6 per l’esattezza) e il pianeta ci va sempre più stretto.

Le tre notizie vengono date separatamente e separatamente ne sono commentate le conseguenze. A parte l’infelice uso della parola “razza”, gli italiani non sono mai stati tanti come ora. E la popolazione non può crescere all’infinito. Quante persone può contenere il nostro territorio? Certamente non un numero infinito. E neppure il nostro pianeta può sostenere un numero infinito di umani. Se ogni volta che la crescita si interrompe, o dà segni di rallentamento, si grida al disastro significa che ci aspettiamo una crescita infinita della popolazione umana. Non ci vuole un genio per capire che la crescita infinita di qualunque cosa non è possibile, in un mondo “finito”. E alla crescita di qualcosa corrisponde la decrescita di qualcos’altro. Più cresciamo di numero più utilizziamo il capitale naturale per soddisfare i nostri bisogni, e il capitale naturale non è infinito. Tutti parlano di sostenibilità, ma poi vogliono la crescita. Ci lamentiamo che ci sono tanti anziani, ma poi lavoriamo alacremente, per esempio con lo Human Technopole che sorgerà nell’Area Expo a Milano, per allungare la nostra vita. E quindi è normale che ci saranno più anziani. Ma no, quando ci rendiamo conto che ci sono molti anziani ce ne lamentiamo. La distruzione del capitale naturale non è dovuta a menti malvagie che mirano a disboscare la foresta amazzonica. Quei terreni ci servono per sfamare una popolazione che cresce. L’agricoltura toglie quasi ogni forma di vita dal terreno (la biodiversità) e la sostituisce con la singola specie che coltiviamo. Il resto lo annichiliamo con erbicidi e insetticidi. Il terreno lo arricchiamo con i fertilizzanti. Se non si fa così non si ottengono le quantità necessarie a sfamare miliardi e miliardi di persone. Certamente i vegetariani hanno minore impatto, ma anche se diventeremo tutti vegetariani prima o poi il mondo non ce la farà a nutrirci. 

Gli scienziati che studiano l’ambiente dicono queste cose da secoli. Da decenni parlano di cambiamento globale. Nessuno dà loro ascolto. E tutti vogliono la crescita. Quando avvengono calamità epocali, come la siccità e gli incendi che caratterizzano l’ennesima estate più calda di sempre, si fa qualche fugace riflessione. Poi arriveranno i diluvi, e ci lamenteremo del dissesto idrogeologico, dimenticando la siccità.

Tutti questi problemi sono concatenati e sono oggetto di studio da parte di una scienza che si chiama ecologia o, come la chiamava Darwin, “economia della natura”.

La diminuita fertilità della nostra specie è una risposta evolutiva e culturale alla sovrappopolazione. Le parti più povere del pianeta sono fertilissime, ma la vita media è breve. Noi viviamo a lungo e facciamo meno figli. La distribuzione della popolazione in Africa mostra un continente giovane: una piramide con tantissimi giovani alla base e pochissimi anziani al vertice. Non è difficile ottenere quei magnifici risultati: basta che la gente muoia ancora giovane.

Forse, accanto allo Human Technopole, varrebbe la pena di istituire un centro di ricerche sugli ecosistemi, perché per quanto sani si possa essere, se l’ambiente viene distrutto non potremo vivere bene. Anzi, proprio non potremo vivere.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, martedì 1° agosto 2017]

 

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