Il Governo del debito

di Gianluca Virgilio

La complicata vicenda che da tre mesi ha occupato la cronaca politica del Belpaese finalmente è giunta a conclusione con la formazione del Governo presieduto dal prof. Giuseppe Conte. Quello che accadrà, lo sapremo solo vivendo, ma quel che è accaduto è veramente di una esemplarità unica. A nessuno è sfuggito infatti che il parto del nuovo Governo è stato indotto da un mercato sempre più inquieto e che minacciava tempesta qualora non si fosse trovata una soluzione comme il faut.

L’inquietudine dei mercati ci ha ricordato che grava su di noi la montagna del debito pubblico e che la vera partita in gioco, quando si deve tradurre il risultato di un’elezione in un Governo, non è mai tra elettori ed eletti o tra maggioranza e opposizione, come una visione superficiale della politica lascia pensare, ma tra creditori e debitori, i primi tesi a tutelare in ogni modo il loro prestito, i secondi in cerca di escamotage per rinviare, procrastinare, rinegoziare, aumentare, ecc. il debito. Ora, è chiaro che chi ci ha prestato i soldi, ovvero i grandi fondi di investimento, gli speculatori, fino all’infimo possessore di titoli di Stato, non ha nessuna intenzione di uccidere il proprio debitore, perché un debitore morto è un debitore insolvente e un debitore insolvente è un creditore perdente. L’Italia vive e vivrà, col cappio al collo, semistrangolata, ma messa nelle condizioni di lavorare non per saldare definitivamente il debito, che è cosa impossibile, ma per perpetuamente rinnovarlo, tenendolo sotto controllo; perché questo è il bello del rapporto debitore-creditore, che esso si muove su una linea sottile come un equilibrista del circo sulla corda; il creditore s’ingrassa con gli interessi, ma è anche necessario al debitore, che diversamente non saprebbe dove trovare i soldi per andare avanti; sicché il debito è destinato a durare in eterno. Il rapporto debitore-creditore è dunque la migliore figura della diseguaglianza sociale ed economica tra gli uomini, che potremmo definire sub specie aeternitatis, se purtroppo non ci toccasse di vederne gli effetti deleteri durante la nostra vita. Pertanto, chi oggi si trova ad amministrare, a tutti i livelli, da quello nazionale a quello che riguarda la nostra città, deve essere in grado di salire sulla corda e dare prova di grande equilibrio. Egli dovrà governare il debito, dando al creditore il suo guadagno, mantenendo lo Stato (lo status quo), e governando la diseguaglianza sociale ed economica.  E c’è da giurare che lo spostamento a destra dell’asse del governo farà ben poco per diminuirla. Fatto è che questo è il Governo del debito, e Conte dovrà essere sufficientemente saggio per trattenerci sull’orlo dell’abisso senza cadere lui stesso.

 

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