Chiacchiere

di Luigi Scorrano

Esiste un’Accademia delle chiacchiere? Esiste. La sua sede non è introvabile. Chi la cerca potrà trovarla, di solito e a colpo sicuro, nella parte anteriore e all’aperto di un bar, di una caffetteria, di una pasticceria o qualcosa di simile.

Qual è l’attività precipua della suddetta accademia? Produrre chiacchiere, soprattutto nei giorni festivi o in altri liberi, quando gli iscritti (gli adepti) maggior tempo hanno di dedicarsi ad un’attività piacevole come il chiacchierare. Su quali argomenti? Su tutti. Dalla politica ai pronostici sulla designazione di Miss Italia, dagli ultimi ritrovati per combattere efficacemente la noia alla conta analitica dei giorni che mancano per Capodanno a cominciare dal 20 di settembre: argomenti della massima importanza, come il lettore può immaginare. Si evita scrupolosamente di parlare di tasse, di bollette da pagare, di incombenti scadenze, ecc. Comunque, quali che siano gli argomenti trattati, essi sono visti alla luce dei rimedi, per esempio, che alcuni suggeriscono per curare con infallibile successo i calli fastidiosi e dolorosi soprattutto ora che l’inverno  comincerà a farsi sentire. Di bello c’è che la chiacchiera è un piacere al quale soprattutto chi vive in paese non può esimersi dal dare il proprio contributo. Perché la chiacchiera attizza la curiosità accendendo nuovi focolai d’interesse; tira in ballo argomenti d’ogni sorta e contribuisce all’educazione mentale dell’uomo. Ai membri di questa singolare accademia è vietato riferire sulla propria vita privata ed è, al contrario, ordinato di spiare nei fatti altrui e di riferirne in una di quelle interminabili sedute che l’accademia dedica allo spoglio delle vite altrui.

C’è, in questa accademia una particolarità che manca nelle altre. Si può parlare, di questo argomento, come la necessaria attività di restauro dei fatti. L’ultimo che arriva a occupare un posto nello spazio dell’accademia è anche colui che possiede l’estrema verità. Chi  gode di questa prerogativa gode di una situazione di privilegio; poco duratura, perché lo scenario della chiacchiera è il più mutevole che si possa immaginare. Si può essere condannati oggi e assolti domani; si può affermare che il nero è bianco ricorrendo magari a uno di quei maestri del pensiero occidentale (mettiamo un Platone, ad esempio) per sostenere qualunque tesi che risulti patentemente insostenibile.

La chiacchiera non è, come si crede, un’invenzione di spiriti oziosi. Essa stimola l’attenzione, rende interessante il discorso, dà a chi la usa uno slancio che nessuna forza naturale di solito offre. La chiacchiera è un esercizio di riflessione,  un piacere dello spirito. Guardata con sospetto come pettegolezzo allo stato brado, in realtà essa contiene nelle sue sottili ambagi i succhi vitali del discorso: la capacità di riflessione, l’acutezza d’interpretazione, il gusto della battuta di spirito (alla quale i politici, ad esempio, sono tenacemente avversi). La chiacchiera libera dai cattivi umori, dona leggerezza allo spirito. In funzione terapeutica è uno dei migliori ritrovati del mondo.

A ogni modo, si tenga conto che essa sostituisce magnificamente il kalashnikov.

(2016)

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