Itali-e-ni 2. Unioni civili e mutazione

di Paolo Vincenti

“E’ il mio corpo che cambia nella forma e nel colore
è in trasformazione, è una strana sensazione
in un bagno di sudore
E’ il mio corpo che cambia…e cambia…”

(Litfiba)

Le affermazioni del Cardinale Bagnasco sulle unioni civili hanno destato più di un malumore anche negli stessi ambienti ecclesiastici. Ma quella di Bagnasco è una posizione di retroguardia. Sono bellamente finiti i tempi che furono, quando le prescrizioni della Santa Sede trovavano terreno fertile in un Paese nell’essenza moderato e cristiano. Nel periodo aureo della Prima Repubblica, la Chiesa governava attraverso il partito di maggioranza che era la Dc. Poi, quel sistema è crollato, e sono arrivati i tempi della Seconda Repubblica, del riassetto sociale e politico, e quindi ancora della Terza Repubblica, nella quale ci troviamo oggi. Come può pensare Bagnasco di far tornare indietro le lancette dell’orologio della storia e di poter influenzare il voto dei parlamentari cattolici? Consiglia al Parlamento di votare a scrutinio segreto, come se questo garantisse di per sé la buona riuscita della legge Cirinnà. “Parlamentari, nella cabina Dio vi guarda, quindi seguite la vostra coscienza e fate la scelta giusta!”. In questa improvvida sortita, Bagnasco, segretario della CEI, ha confuso anacronisticamente il potere spirituale con il potere temporale. E per sommo paradosso, lo ha fatto l’11 febbraio, ricorrenza della firma dei Patti Lateranensi, sottoscritti nel 1929 fra il Regno d’Italia e la Santa Sede: come dire, ciò che Stato Italiano e Stato Vaticano hanno diviso, ci pensa la CEI a riunire, e l’indipendenza già sancita dal Concordato va a farsi benedire. Oggi il Paese non è più quello in cui i predecessori di Bagnasco, cardinali e vescovi, potevano fare il bello e il cattivo tempo. Oggi il Belpaese è sempre nella stragrande maggioranza della popolazione cattolico cristiano, ma ha preso consapevolezza che deve essere laico nelle scelte civili e politiche, grazie anche agli opinion makers, che hanno contribuito ad orientare in questo senso il comune sentire, a diffondere cioè una cultura non dogmatica, aperta, libera, scevra da ogni influenza cattolica, da qualsiasi spinta reazionaria e conservatrice; e si è innescato un processo di relativismo, facilitato anche dalle migrazioni di massa che hanno portato in Italia nuove etnie, diversi culti religiosi, svariate abitudini e costumi. Le associazioni a difesa dei diritti (tutti i diritti a prescindere, qualsiasi diritto, viva i diritti!) e gli intellettuali atei e materialisti, le élites insomma, sebbene siano in minoranza nel Paese, hanno tuttavia più appeal, esercitano un fascino più glamour ed orientano più di sovente le scelte dei rappresentanti politici sulle questioni spinose. Pensiamo ai temi dell’accanimento terapeutico e dell’eutanasia e ai casi emblematici di Piergiorgio Welby, Eluana Englaro, Luca Coscioni. Soprattutto il caso di Eluana, qualche anno fa, che creò tantissime polemiche ed un accesissimo dibattito in Parlamento, sulla stampa e sui mass media, fece opinione, scosse le coscienze, pose tutti di fronte ad una angosciosa  domanda alla quale non si sapeva rispondere.  Era difficile, infatti, come per tutti i casi di coscienza, dire da che parte stare, fra un padre esasperato, distrutto da una esperienza dolorosissima, il quale chiedeva che dopo quindici anni potesse finalmente concludersi quel lungo cammino di dolore, e il sacrosanto diritto alla vita, ribadito con forza dalla Chiesa. Pur esprimendo sentimenti di umana pietà per Peppino Englaro, la comunità cattolica riteneva che il diritto alla vita dovesse essere preservato, poiché trattasi di un bene indisponibile, sul quale nessun giudice umano può pronunciare alcuna sentenza. Eppure, sebbene una legge sul testamento biologico e sul fine vita in Italia si stia ancora aspettando, a prevalere fu la tesi della sinistra, ed Eluana venne fatta morire senza nessuna conseguenza penale per il padre. Questo, per dire che la posizione oggi sostenuta da una certa parte delle gerarchie cattoliche è perdente e la storia più recente lo dimostra. Nell’opinione pubblica, ma soprattutto nel Parlamento, oggi prevalgono le posizioni laiciste, libertarie, progressiste, sui temi di bioetica. Certo, nel caso della Legge Cirinnà, il dibattito che si è acceso è davvero veemente, fra le due posizioni estreme in campo, quella della Chiesa e dei catto-dem da un lato, e quella della sinistra radicale, delle associazioni gay  e dei liberal dall’altro. In Italia, come in tutta Europa, è in corso un inarrestabile processo di mutazione genetica della società. Il gender è l’ermafrodito della provvidenza. Il suo trans-ire rispecchia plasticamente il cammino dei diritti sul quale si sono avviate tutte le democrazie europee, chi più, chi meno, chi prima, chi un poco dopo.  E il Cardinale Bagnasco vorrebbe davvero comporre i contrasti, in una sorta di reductio ad unum, in nome della superiore visione cristiana? Nel ventre molle della società si agitano tendenze centrifughe, deragliamenti, fughe di senso, istinti poco meno che bestiali, tensioni destinate ad esplodere, energie che devono estrinsecarsi; nel budello buio e claustrofobico della modernità, mariti gelosi e psicokillers, madri iperprotettive o immature, figli neurolabili e dalla incerta sessualità, assassini seriali, lestofanti, truffatori, fanno strame della tradizione, delle prescrizioni e dei predicozzi cardinalizi, di etica ed estetica, sacrificando alla soddisfazione del momento ogni consolidata prassi, qualsiasi statuita nomia. Tutto è in movimento, muta. Sicché la tradizione diventa obsoleta, l’auctoritas non più tràdita ma tradìta, perché insopportabile, ogni dogma superato, di fronte alle nuove consuetudini. Più che parlare di etica ed estetica, la CEI si scontra con la “phone-etica” della società degli anni duemila, cioè con quel nuovo codice che impone a giovani e meno giovani la dittatura dell’immagine, il capitalismo del “tutto e subito”. Il phone, come emblema del necessaire, dell’occorrente per assimilarsi a questa nuova etica dove il bisturi è il tramite per compiere l’agognata mutazione, sicché il parrucchiere-visagista si può definire il diacono e il chirurgo estetico, il sacerdote, della neo religione del make-up. Anche la famiglia muta i connotati e accoglie in sé nuove identità, come quella dei genitori arcobaleno, per entrare nel camouflage dei nuovi tempi. Ben presto, da una situazione di transizione, di a-nomia, o se vogliamo borderline, si arriverà, superando questa linea, ad una stabilizzazione: dall’ibridazione alla normalizzazione. La versatilità di questi tempi è il necessario punto di passaggio, testa di ponte, verso nuovi sbocchi e scenari. Le leggi, si sa, si adeguano alle esigenze etiche, religiose, politiche di una società, ma non più prescindendo dalla natura, come affermavano i filosofi greci. Cioè, il contrasto fra  physis e nomos,  in quanto contrasto fra natura come dato reale e primigenio e legge positiva della polis, è ormai agée. Infatti, non solo le consuetudini, gli usi e costumi di una comunità, ma anche la natura è in movimento, in continuo cambiamento, come affermano gli scienziati, e dunque ciò che un tempo appariva come contro natura, oggi o domani potrebbe essere secondo natura. Sui diritti civili dunque, non solo gli opinion makers, ma quasi tutti, col tempo, vorranno dirsi e sentirsi liberi, moderni, progressisti, in un paese libero, moderno e progressista. Ognuno mostrerà un sguardo illuminato. Ecco spiegata, oggi, la glorificazione del trans-ire, nella mutazione in corso.  La natura è processuale, riconosce persino un teologo come Vito Mancuso.  Ed anche la Chiesa pian piano, e il rivoluzionario Papa Francesco lo sta dimostrando, ne prenderà atto e si metterà in cammino, in marcia verso le nuove frontiere della bioetica; quello che adesso, uno come Mario Adinolfi definisce una deriva, un’aberrazione, come per esempio l’utero in affitto, alla fine, nella fluttuazione, per dirla con Habermas, gestante nuovi usi e costumi, sarà considerato invece un approdo. Come dalla famiglia patriarcale o matriarcale di stampo feudale si è passati alla famiglia nucleare moderna, anche in Occidente si arriverà alla famiglia poli-nucleare, cioè aperta alla poligamia e alla poliandria. E così con incesti, pederastia, suicidi e omicidi terapeutici, e via dicendo, che saranno prassi legali, figlie dei tempi. Non ci resta che aspettare.

FEBBRAIO 2016

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