Ital-i-eni 15. Ricordo di Paolo Poli

di Paolo Vincenti

“Io sono un istrione E l’arte, l’arte sola è la vita per me. Se mi date un teatro e un ruolo adatto a me Il genio si vedrà… si vedrà…    Con il mio viso ben truccato e la maschera che ho, Sono enfatico e discreto, versi e prosa vi dirò, Con tenerezza e con furore, E mentre agli altri mentirò                                   Fino a che sembri verita’ fino a che io ci crederò “

( “L’istrione”    Charles Aznavour – Massimo Ranieri)

Più che mai adatta questa definizione per un grande attore che non è più fra noi: Paolo Poli. Un grande del teatro nazionale, attore comico brillante, uomo profondo, coltissimo, grande conversatore, artista ironico, spesso irriverente, poliedrico, sulfureo, se ne è andato a 87 anni. Era nato a Firenze nel 1929, laureato in Letteratura francese, aveva iniziato a lavorare giovanissimo.  Vera e propria icona dell’avanguardia teatrale, fra i pochi coerenti anticonformisti del panorama artistico italiano, maestro del trasformismo, aveva recitato spesso en travesti, antesignano dell’ambiguità e delle stravaganze che avrebbero decretato il successo di attori e cantanti venuti dopo di lui;  un fregoli, un attore di talento, un poser, narcisista, sincero, spudorato, in una parola geniale. Ha attraversato nella sua lunga carriera tutte le arti: teatro, cinema, televisione, canzone. Lascia una sorella, Lucia Poli, anch’ella affermata attrice teatrale. «Era l’eleganza, l’intelligenza, l’assoluta coerenza: un sarcasmo sopraffino, preciso, poetico», scrive Leonardo Pieraccioni. 

Tantissime le opere teatrali. Ha interpretato, fra gli altri, Samuel Beckett,  Sergio Tofano, Filippo Tommaso Marinetti, Fogazzaro,  Aldo Palazzeschi, Guido Gozzano, Raymond Queneau, Tommaso Landolfi, Riccardo Bacchelli, Alberto Moravia, Apuleio, Diderot, Goffredo Parise, Pascoli, Anna Maria Ortese. Fra i film al cinema, ricordiamo “Gli amori di Manon Lescaut”  (1954), “Non c’è amore più grande” (1955),  “Camping”,  regia di Franco Zeffirelli (1957), “L’asino d’oro: processo per fatti strani contro Lucius Apoleuus cittadino romano”, regia di Sergio Spina (1970), “La piazza vuota”, regia di Beppe Recchia (1971), ecc.  Comunque, sterminato il suo curriculum artistico, impossibile riportare tutti i titoli, senza che questo articolo si trasformi in un lungo e freddo elenco. Memorabile lo spettacolo “Rita da Cascia”, in cui Poli proponeva una lettura irriverente della storia della santa, anche perché l’allora parlamentare Oscar Luigi Scalfaro (il peggiore Presidente della Repubblica della nostra storia) fece un’interrogazione parlamentare sul caso. In televisione, grande successo ebbe la serie “I tre moschettieri” del 1976.
In radio, negli anni, ha letto il romanzo “Sorelle Materassi” di Palazzeschi e “Il codice di Perelà”, di Palazzeschi, ha realizzato una serie di “Interviste impossibili”;  ha inciso anche alcuni album, come “Le canzoni del diavolo”, del ’65, “La mossa! – Canzoni del primo 900 “, nel ’67,  “Mezzacoda”, nel ’79, “Prokoviev – Pierino e il lupo/Poulenc – Storia di Babar l’elefantino “, nel ’93, ecc.  Molto divertenti e di grande successo, le sue “Fiabe sonore”, in primis quella su Pinocchio, personaggio molto caro a Poli anche per ragioni di contiguità territoriale. “Il fratello perfido 
di Carmelo Bene dall’occhio beffardo”, lo definisce Franco Cordelli. “La sua vita una lezione di stile, coerenza e orgoglio”, dice Paolo Fallai, “cantando canzoncine e canzonacce mentre ci faceva conoscere i migliori poeti”.  “Ha lasciato un ultimo regalo alla nostra città”, dice il sindaco di Firenze Dario Nardella, “ la rinascita del Teatro Niccolini”

Un grande, anche nella vita. Sempre controcorrente le sue posizioni, mai scontate, banali. Dichiaratamente omosessuale, affermava di essere contrario ai matrimoni gay. Li definiva noiosi. “Certo se c’è la possibilità di votare a favore della legge la voterò”, affermava in un’intervista, “ma non certo per me. Non chiedetemi di imbolsirmi nella solfa di un matrimonio, perché questo sarebbe davvero la morte di ogni istinto, ogni creatività”. Come non essere d’accordo?  Negli anni ’70, nella trasmissione televisiva Rai “Babau” (che pure ebbe problemi con la censura), dialogò con Umberto Eco. L’ultima volta che lo abbiamo visto in tv è stato per il programma “E lasciatemi divertire”,  in onda su Raitre il sabato alle 20.15,l’anno scorso: un viaggio in otto puntate fra i vizi capitali in compagnia di Pino Strabioli, suo storico compagno d’arti, e dello psicologo Massimo Recalcati. È in questa trasmissione che io ho riscoperto Poli e il suo universo poetico. Un viaggio fra canzoni, arte, ricordi di una vita davvero vissuta. Ci mancherà molto il mattatore Paolo Poli, ci mancheranno la sua intelligenza, la sua sfrontata sincerità, il suo talento brillante, e la sua verve esplosiva.

APRILE 2016

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