I grandi professionisti hanno la passione dei dilettanti

di Antonio Errico

Al tempo che, giustamente, privilegia la conoscenza delle cose, la competenza rispetto ad esse, la professionalità, la perizia, la maestria, una sorta di rivalutazione del dilettante in molti campi – fatta totale eccezione per il campo della medicina- probabilmente potrebbe risultare singolare.

Ma i dilettanti sono sempre esistiti, esistono, esisteranno, e qualche volta sono anche affascinanti. Il pittore dilettante esercita un fascino straordinario, per esempio; lo scrittore dilettante forse anche di più. Quello che la domenica mattina si mette di fronte ad una tela conservata nel garage e su quella tela sviluppa un paesaggio anche se dalla improbabile prospettiva. Quello che dal divano guarda il quiz a premi in televisione e nel frattempo imbastisce rime temerarie che poi partecipa entusiasticamente ad amici e familiari.

Poi ciclisti, calciatori, podisti, tennisti, scalatori, archeologi, teatranti, musicisti dilettanti. Affascinanti. Perché credono in quello che fanno, senza alcun ritorno pratico. Perché hanno passione. Perché fanno quel che fanno esclusivamente per “diletto”.

Dilettante, dicono i dizionari, è colui che coltiva un’arte, una scienza, uno sport non per professione, né per lucro, ma per piacere proprio.

Allora, il dilettante è chi fa qualcosa semplicemente perché ci crede, per il piacere di farla.

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