L’etica della comunicazione al tempo della globalizzazione

di Gianluca Virgilio

Ciascuno di noi, ogni giorno, ogni momento, fa esperienza della necessità di stabilire cos’è bene e cos’è male, cos’è giusto e cos’è ingiusto. Purtroppo, non sempre si prende la decisione migliore, il rischio di sbagliare è in agguato, vuoi per un deficitdi pensiero vuoi perché le circostanze della vita ci traggono in inganno; dovremmo essere filosofi per barcamenarci alla meno peggio, insomma, per avere coscienza dei motivi che stanno dietro alle nostre decisioni, giuste o sbagliate che siano, perché ogni pratica implica un riferimento a ragioni che motivano l’azione. E forse filosofi tutti noi lo siamo davvero, ognuno nella misura in cui ama pensare alle proprie azioni prima di compierle; filosofi della quotidianità, che cercano di orientarsi nelle decisioni da prendere, filosofi etici, dunque, ovvero filosofi dell’esperienza pratica, del comportamento, dei gesti, delle azioni; filosofi impegnati a tenere dritta la barra della fragile navicella con cui navighiamo in un mare percorso da correnti vorticose, il mare magnum della comunicazione globale, sul quale ogni giorno, sin dal risveglio, galleggiamo levando lo sguardo in cerca d’un approdo. Come comportarci, dunque, quali devono essere i nostri mores, quale la nostra etica, ovvero la nostra riflessione filosofica su tali mores, dentro questo spazio così vasto e procelloso?

Ce lo insegna con un vero e proprio trattato Paolo Pellegrino, Etica & Media. Le regole dell’etica nella comunicazione, Congedo Editore,          Galatina, 2009, pp.  293 (n. 6 di Eidos, Collana di testi e saggi diretta dallo stesso Paolo Pellegrino per l’Università del Salento. Centro Interdipartimentale di Studi di Estetica), che assume il binomio espresso nel titolo, etica e media, come oggetto di una riflessione accurata sul nostro destino di uomini viventi nella modernità, oltre che come occasione per ripercorrere la storia di un complesso e tormentato connubio.

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