Fiabe 5. Il Tesoro nascosto

di Franco Melissano

La storia del tesoro nascosto la conoscevano tutti, ma non tutti ci credevano. Alcuni pensavano che si trattasse di una leggenda inventata da chissà chi e diffusa poi con le solite storielle narrate accanto al camino nelle brutta stagione o nei crocchi seduti al bel fresco davanti agli usci di casa nelle sere d’estate.

C’erano quelli che la ritenevano certamente vera e infine coloro che, sebbene non completamente convinti, desideravano ardentemente che il tesoro esistesse davvero, poiché, in fondo al loro cuore, ognuno di essi, pur senza confessarlo nemmeno a se stesso, sperava di essere lui a scoprirlo.

Circolava una serie infinita di varianti sulle formalità da seguire e sulle formule magiche da recitare, ma su due punti concordavano tutte le versioni: sull’immenso valore del tesoro e sul suo legame con potenze ultraterrene, angeliche o demoniache a seconda dei narratori.

Molti pensavano, non si sa perché, che il tesoro fosse sepolto in una delle vecchie case del centro storico o in qualche chiesetta sconsacrata oppure nell’antico palazzo marchesale.

Tra i più accaniti cercatori del tesoro primeggiava Petito Insatollo, rigattiere dedito ad ogni sorta di traffici. Venuto su dal nulla, si era fatto strada dapprima con commerci di dubbia liceità e successivamente con l’usura. In breve tempo era diventato il maggior contantista della zona e il padrone di mezzo paese.

Gli mancava, per appagare almeno in parte la sua insaziabile avidità, il palazzo marchesale e, soprattutto, il tesoro nascosto.

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