La fantasia ci salverà dal dominio delle macchine

di Antonio Errico

“Quando, attraversata una stretta gola, si giunge improvvisamente a un’altura dove le vie si separano e si dischiudono ampie vedute per ogni parte, è lecito sostare un attimo e riflettere in quale direzione convenga innanzitutto volgere i propri passi”.

Così scriveva Sigmund Freud al principio del terzo capitolo dell’ “Interpretazione dei sogni”.

Con quel libro comincia il Novecento.

Ora, noi, abitanti di questo secolo non più nuovo, che passato l’autunno e una parte dell’inverno, entrerà nel ventesimo anno del suo tempo, forse ci troviamo nella condizione della metafora di Freud. Siamo su un’altura di conoscenza che prima non si era mai raggiunta, davanti a molte vie che portano in direzioni diverse, frastornati da panorami di sapere che hanno molteplici forme contenenti innumerevoli concetti. Scrutiamo orizzonti che a volte ci sembrano cristallini, azzurri, trasparenti, con ombre che dalla lontananza ci richiamano, seducenti, come a prometterci esplorazioni sorprendenti, meraviglie di scoperte.

Altre volte gli orizzonti si presentano nebulosi, coperti da una foschia che ammanta tutto e rende tutto indistinguibile, confuso, senza una sola sorgente di luce che faccia da faro, che in qualche modo indichi la direzione.

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