Zibaldone galatinese (Pensieri all’alba) XVII

di Gianluca Virgilio

Scuola. In attesa del primo giorno di scuola, penso a che cosa dirò ai miei nuovi allievi e la sola cosa che mi viene in mente è di spiegare loro che cosa ci stiamo a fare, io e loro, a scuola. “Riuscite a immaginare un mondo senza scuola?”, questo dirò subito. La premessa dell’insegnamento è la provocazione!

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Credenze. In Alfredo Oriani, No, Licinio Cappelli Editore, Bologna 1935, p. 103, leggo le modalità con cui viene somministrata dal sacerdote l’estrema unzione a Geltrude, madre della protagonista Ida: “…[l’arciprete,]  composto il volto ad una espressione più grave, con un gesto quasi elegante intinse il pollice nell’olio; quindi mormorando l’analoga preghiera segnò una croce sugli occhi velati della moribonda, la terse, e dagli occhi, che avevano forse troppo veduto, seguì agli orecchi che avevano forse troppo udito, poi alle narici ghiotte delle esalazioni voluttuose, poi alla bocca, comprimendone le labbra mal bianche, che avevano inghiottito i baci della lussuria ed emesse le parole della mormorazione, poi alle mani che unse sul dosso, poi ai piedi e si arrestò incerto sui lombi. L’ammalata non si poteva muovere. Allora pensò di omettere questa unzione purificatrice, forse la più importante, perché sulla oasi del peccato.“

L’estrema unzione, dunque, annulla il potere dei sensi, cui presiede il demonio: vista, udito, odorato, gusto e tatto, assolvendo il morente, in articulo mortis, dai peccati riconducibili a ciascuno di essi.

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