Di mestiere faccio il linguista 16. Esclusivamente inglese? No, grazie!

di Rosario Coluccia

La parola tornata nel linguaggio comune indica un turno elettorale: “il presidente è stato eletto alla seconda tornata”; può significare anche ‘seduta periodica di un organo collegiale, adunanza, sessione di lavoro’. Nella recente tornata del 27 settembre, nella Villa medicea di Castello a Firenze,  l’Accademia della Crusca ha come al solito presentato pubblicamente alcune sue attività, discusso iniziative nelle quali è coinvolta, interagito con altre istituzioni. Durante la seduta alla professoressa Maria Agostina Cabiddu, ordinaria di Istituzioni di diritto pubblico presso il Politecnico di Milano, è stato consegnato il Premio “Benemeriti della lingua italiana”. Perché una giurista è benemerita della lingua italiana? Vediamone le ragioni.

Nel dicembre del 2011 il Senato accademico del Politecnico di Milano, applicando in modo non condivisibile un articolo della cosiddetta “legge Gelmini” (la quale contiene “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”), deliberava che, a partire dall’anno 2014, tutti i corsi di laurea magistrale e di dottorato di ricerca di quell’ateneo milanese fossero impartiti esclusivamente in lingua inglese. È importante l’avverbio: esclusivamente. Con una semplice delibera di un organo accademico la lingua nazionale veniva esclusa dalla formazione di architetti e di ingegneri e veniva estromessa da una università italiana.

Non è, come da alcuni si volle far credere, una forma (pur radicale ed estrema) di apertura al mondo internazionale di un ateneo che in primo luogo deve formare tecnici specializzati. Come sempre accade, la questione linguistica sottende altre questioni. Sono in ballo il modo di concepire l’insegnamento e le sue funzioni: la lingua non assolve solo a una funzione comunicativa e strumentale ma esprime in maniera eminente valori culturali, sociali, politici, identitari. Entra in campo addirittura la rilevanza costituzionale di una scelta che esclude la lingua ufficiale della Repubblica dalla didattica universitaria. Fuori l’italiano dall’università? si chiedeva in maniera allarmata il titolo di un libro, curato da Nicoletta Maraschio e Domenico De Martino, che l’Accademia della Crusca pubblicava a tambur battente (nel novembre 2012), presso l’editore Laterza.

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