La necessità dei piccoli sogni quotidiani

di  Antonio Errico

Ritratto di
Fedor Dostoevskij del 1872 ad opera di Vasilij Perov, Galleria Tret’jakov, Mosca , (particolare).

In una pagina de Le notti bianche, Fedor Dostoevskij scrive che a Pietroburgo si trovano angoli assai strani. Si direbbe che in quegli angoli si affacci un altro sole, diverso da quello che fa lume a tutta l’altra gente. E’ un sole con una luce diversa, particolare. In quegli angoli si conduce una vita del tutto diversa da quella che conduce la gente che vive in altri luoghi, una vita che può esistere soltanto in un regno sconosciuto e favoloso, ma non da noi, “nel nostro serio, serissimo tempo”. E’ un miscuglio di qualcosa di puramente fantastico, di caldamente ideale e, allo stesso tempo, di opacamente prosaico e comune, per non dire di banale fino all’inverosimile.

In quegli angoli vive gente strana: i sognatori. Se bisogna darne una definizione precisa, si può dire che il sognatore non è un uomo, ma un certo essere di genere neutro, che si nasconde in angoli inaccessibili, come se volesse negarsi alla luce, e poi, quando si è rintanato in casa sua mette radici nel suo angolo come una lumaca, o come quell’altro animale che si chiama tartaruga, che ad un tempo solo è animale e casa.

Così dice Dostoevskij.

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