Di mestiere faccio il linguista 28. La punteggiatura

di Rosario Coluccia

Un collega mi racconta questo aneddoto. In una classe di liceo un professore scrive alla lavagna la frase «Una donna senza un uomo non è niente». Mancano i segni di punteggiatura, senza i quali la sequenza di parole può prestarsi (come vedremo) al dubbio di differenti interpretazioni. Per dimostrare concretamente quanto importante sia l’interpunzione, il professore invita i suoi studenti, ragazze e ragazzi, a riscrivere la frase apponendo i segni di punteggiatura necessari a fugare ogni possibile equivoco interpretativo. I ragazzi scrivono: «Una donna, senza un uomo, non è niente»; le ragazze invece punteggiano in tutt’altro modo: «Una donna: senza, un uomo non è niente». Diversamente interpunte, le due frase esprimono concetti diametralmente opposti, sono una il contrario dell’altra. Non so se l’episodio è vero o inventato. Quale che ne sia la genesi, reale o fittizia, dice molte cose. Per un verso, fa capire che la differente utilizzazione della punteggiatura riflette l’ideologia e la visione radicalmente diversa del rapporto tra i sessi che ragazzi e ragazze esprimono. Su un piano più generale, suggerisce che senza il corredo di un adeguato uso della punteggiatura la medesima frase può prestarsi a interpretazioni assai dissimili, addirittura opposte.

Questa voce è stata pubblicata in Di mestiere faccio il linguista (terza serie) di Rosario Coluccia, Linguistica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *