La spesa per la formazione e alcune proposte

di Guglielmo Forges Davanzati

Si stima che la spesa pubblica per la formazione è, in Italia, di gran lunga inferiore alla media europea e che il divario fra i nostri investimenti pubblici nel settore della ricerca scientifica e quelli degli altri Paesi dell’eurozona è in continua crescita. A ciò si può aggiungere che il maggior definanziamento riguarda l’istruzione universitaria: mentre nel 2017 la spesa pubblica per l’istruzione primaria e secondaria era sostanzialmente in linea con quella europea (1.5 e 1.7 per cento in rapporto al Pil rispettivamente, a fronte di medie UE di 1,5 e 1,9 per cento), la spesa in istruzione terziaria era ed è notevolmente inferiore alla media della media europea.

La legge di Stabilità del Governo Conte bis, appena approvata, sembra muoversi in una direzione di sostanziale continuità rispetto a quanto fatto dai precedenti Governi, almeno nel senso che non inverte significativamente la rotta rispetto alle misure di consolidamento fiscale fin qui attuate. Il fabbisogno statale – ovvero la quantità di risorse necessarie alla copertura finanziaria del bilancio dello Stato italiano al netto degli interessi – è in riduzione, dai 43 milioni dello scorso anno ai 41 milioni del 2020.

Il Governo continua a spendere molto per spese correnti e poco per spese in conto capitale – per esempio, opere pubbliche, costruzioni di strade, messa in sicurezza del territorio. La spesa in conto capitale è preferibile, per la crescita economica, rispetto a quella in conto corrente, dal momento che costituisce un trasferimento di risorse alle generazioni future e crea uno stock di capitale pubblico disponibile in una prospettiva di lungo periodo, a fronte del fatto che la spesa per consumi della pubblica amministrazione esaurisce i suoi effetti in un orizzonte temporale limitato. Su fonte ISTAT, si stima che la spesa corrente in Italia è stata di 315.406 milioni di euro nel 2008, di 324.684 milioni di euro nel 2009, di 324.684.0 milioni di euro nel 2010 e di 327.003 milioni di euro nel 2011. Si stima anche che l’aumento della spesa corrente ha effetti moltiplicativi inferiori allo 0.5.

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