Rafforzare le reti di protezione sociale per generare crescita

di Guglielmo Forges Davanzati

Il braccio di ferro del Governo contro la commissione europea in merito ai margini di flessibilità attribuiti al nostro disavanzo pubblico è ancora in divenire. Vi sono numerose incertezze, anche derivanti dall’epidemia del coronavirus, in merito al tasso di crescita dell’economia italiana. Tali incertezze producono deterioramento delle aspettative imprenditoriali e calo degli investimenti privati.

Il calo degli investimenti, a sua volta, contribuisce a produrre recessione e la recessione accresce il rapporto debito/Pil. Come certificato da un recente rapporto della Bank for International Settlements, l’andamento del debito del debito pubblico dipende in modo cruciale dalla maturità dei titoli emessi e dalla loro scadenza.

In particolare, se si riduce la maturità dei titoli del debito pubblico emessi, si riduce il premio per il rischio e si riduce il monte interessi. Aumenta, per conseguenza, lo spazio fiscale disponibile e l’esecutivo dispone di maggiori risorse da destinare possibilmente a settori strategici dell’economia italiana. Ci si riferisce, in particolare, ai settori del Welfare State, cioè istruzione e sanità. 

Vi è ampia evidenza teorica ed empirica in merito al fatto che il potenziamento delle reti di protezione sociale è una fondamentale pre-condizione per generare crescita. Ciò a ragione del fatto che l’ampliamento delle reti di protezione sociale accresce la produttività del lavoro per l’ovvia ragione per la quale una forza-lavoro con migliori standard nutrizionali e con più elevata scolarizzazione ha un maggior potenziale produttivo rispetto a una popolazione meno istruita e con peggiori standard nutrizionali.

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