Douwe Yntema, dall’Olanda un vero amico del Salento

Un’ occasione unica per poter datare anche le produzioni ceramiche più antiche della Messapia e dalle discussioni con Douwe, presso le aule nella Scuola Elementare di Otranto, dove erano sistemati i partecipanti allo scavo, nacque il suo libro “The Matt-Painted Pottery of Southern Italy” (1990), che volli fosse pubblicato nella serie del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Lecce, un’opera fondamentale che raccoglie per la prima volta tutte le ceramiche dipinte dell’Italia Meridionale in una classificazione complessiva. Era questo il primo manuale dedicato a questi materiali, ancor oggi di validissima consultazione, ineludibile per qualsiasi lavoro che si occupi delle culture dell’Italia meridionale pre-romana. Intanto Yntema aveva ottenuto la cattedra di Archeologia classica presso la Libera Università di Amsterdam, e, grazie al progetto Erasmus, si erano attivati numerosi scambi di docenti e di studenti lungo la rotta Lecce-Amsterdam. Ed i nostri avevano anche partecipato, nel 1985, agli scavi archeologici nell’Olanda meridionale, in una villa di età romana ad Hoogeloon, nel Nord Brabante, lungo il limes del Basso Reno. Un’esperienza indimenticabile per il metodo di scavo, completamente diverso da quello praticato nel Mediterraneo, sfogliando con della speciali pale di alluminio, il candido banco di sabbia, per far emergere le tracce, a dire il vero labili, delle antiche costruzioni in legno. Ed in quegli anni l’attività di Douwe si intensificava man mano che veniva a costituirsi ad Amsterdam un’equipe di giovani archeologi suoi allievi, che hanno indubbiamente portato da noi forti elementi di innovazione metodologica, concentrando la loro attività nel Brindisino. Ad Oria in particolare, dove la prospezione sistematica del terreno portò alla pubblicazione di un fondamentale volume dal titolo “In Search of an Ancient  Countryside”(1993), in cui concetti come archeologia del territorio e dei paesaggi, modelli interpretativi degli insediamenti, come quello dell’agrotown, diventarono parte della riflessione comune, rinnovando gli approcci interpretativi e ponendo nuovi obiettivi alla ricerca sul campo. Seguirono poi i progetti di scavo a Valesio e poi nel sito, fondamentale per le tematiche della colonizzazione greca in Italia, di L’Amastuola (Crispiano), sempre seguiti da pubblicazioni monografiche ineccepibili che costituiscono oggi la base di ogni studio futuro sull’archeologia del Salento. Sempre l’attenzione di Yntema seguiva le attività che le varie equipes internazionali (francesi, inglesi, australiani etc., in collaborazione con Lecce) svolgevano nei nostri territori così ricchi di storia, proponendo alla discussione temi, anche provocatori, sul modo di interpretare il fenomeno della “colonizzazione” greca in Italia o delle vicende seguite alla conquista romana, spingendo alla verifica ed alla discussione di tanti concetti che molti davano per scontati. Ed i Convegni di Taranto, dedicati a questi temi, non potevano sfuggire agli spunti che ci venivano dalla sua opera scientifica e dalle ricerche sul campo che i suoi allievi continuavano a svolgere da noi. La sua figura scientifica era ormai divenuta un punto di riferimento internazionale e in Olanda egli aveva assunto impegni sempre più prestigiosi in varie commissioni presso il Ministero della Pubblica Istruzione, giungendo sino alla carica di vice-Presidente dell’Accademia Reale delle Arti e delle Scienze. Dopo il pensionamento, divenuto Emerito della sua Università, aveva voluto rinunciare ad ogni incarico, dedicandosi alla sua passione per l’ambiente ed alla lettura dei classici latini. In una lettera di questi ultimi anni, in cui lo invitavo a venire da noi, mi scriveva nel suo italiano perfetto: “Finora non ho deciso di tornare in Italia. Le memorie di questa fase della mia vita sono bellissime…Lascio il campo ai più giovani. Tocca a loro decidere sul futuro dell’archeologia e delle scienze umane”; ed infatti i suoi allievi, come Gert-Jan Burgers, continuano a coltivare la sua passione per il Salento e l’Italia meridionale, con progetti di grande impatto sociale e culturale, come quello nel sito messapico di Muro Tenente, tra Mesagne e Latiano. Si è costituito così un Parco Archeologico di straordinaria rilevanza che promuove la difesa dei beni culturali del territorio, in stretta relazione con le Istituzioni locali ed il coinvolgimento dei nostri giovani: un esempio concreto di Archeologia Pubblica, attenta al valore dell’impegno civile nelle nostre attività.

Una carriera di grande prestigio quella di Yntema e che ha segnato profondamente i nostri studi, sostenuta però da una personalità lontana da ogni manifestazioni di superbia intellettuale e ricca di un humour particolare, amichevole e mansueto. Negli anni di Cavallino, dopo lo scavo di una trincea stratigrafica, nelle case messapiche del fondo Pero, insieme a lui ed a Mario Lombardo eravamo intenti ad osservare la sezione per interpretare le varie fasi e Douwe ad un certo punto esclamava: “E’ troppo piccola!”, e Mario: “La trincea? Pensi che bisogna allargarla?” a cui seguiva immediata la replica di Douwe:  ”No, la mia testa, per capire tutto questo”.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di venerdì 3 aprile 2020]

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