Quel 12 marzo il giorno più triste in questo mondo

di Antonio Errico


La sfogliatella di Marassi del 12 marzo 2020

I giorni vengono e vanno, e si portano dietro, si portano dentro, tutta la loro irripetibilità, tutto il senso che ogni creatura attribuisce ad ognuno di essi, il prevedibile e l’imprevedibile di ogni istante, i trucchi che inventiamo per illuderci che ci appartengano, che siano di nostra proprietà. Senza fare il conto con la condizione dell’imponderabile, con il destino di cui a volte possiamo essere soltanto stupefatti spettatori.

Ma i giorni vengono e vanno, una volta per tutte e una volta soltanto, e non c’è modo e motivo con cui li si possa trattenere, e non c’è moneta con cui si possano pagare per farli restare un solo attimo in più degli attimi che hanno.

Nessuno dei giorni che vengono rassomiglia a qualcuno di quelli che vanno. A volte si può anche intravedere una rassomiglianza vaga.  Ma è un trompe-l’oeil, una percezione falsa. Se per ogni uomo il giorno che viene è diverso da quello che va, diventa davvero difficile riuscire a pensare che possa essere uguale a quello di un altro uomo: che possa esserci un giorno che sia più felice per tutti, uno che sia più infelice per tutti. Diventa difficile, per esempio, riuscire a pensare che in tutto il pianeta il giorno 12 del marzo passato sia stato il giorno più triste. Anche se questo è l’esito di una ricerca condotta dall’ Università del Vermont, negli Stati Uniti, che ha analizzato 50 milioni di messaggi che le persone si sono scambiati sui social.

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