Piazza Italia 8. Cinque: pensieri associativi

di Paolo Vincenti

“Sapessi come è strano

Sentirsi innamorati a Milano

A Milanoooo”

(“Innamorati a Milano” -Memo Remigi)

Ah, i pensieri associativi.  Vedo dei ragazzi battere il cinque e all’udire lo schiocco delle mani mi viene in mente la vecchissima canzone di Jovanotti, “Gimme five” (alright!). Era il primo Jovanotti, fine anni Ottanta, quello ancora disimpegnato, l’idolo dei ten agers, in cappellino e gilet a stelle e strisce. Quello di “Yo” ed “E’ qui la festa?” Amato dal pubblico ma denigrato dalla critica per il suo sfacciato, troppo ostentato giovanilismo, ché la giovinezza, fuori dall’essere un fattore anagrafico, quando diviene stato mentale, se viene sbandierata, issata come bandiera, cantata, osannata e rivendicata, fa girare le balle più di un bel po’ a chi giovane non è più. E Jovanotti, quello di “Spakkiamoci le orecchie” e “Scappa con me”, veniva ritenuto quasi un rimbambito dalla stanca e un po’ barbogia critica di settore dell’epoca. Poi Lorenzo Cherubini avrebbe dimostrato che anche in quel suo disimpegno degli inizi c’era un messaggio molto forte, profondo, e dietro al suo divertentismo, all’apparente leggerezza, maturava una solida formazione che lo avrebbe portato negli album successivi ad essere uno dei più coerenti e ricercati cantautori italiani. Gimme five! 1, 2, 3, 4, 5. E tutti a battere il cinque.

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