Di mestiere faccio il linguista 30. La lingua del politico

di Rosario Coluccia

Il linguaggio della politica, istituzionalizzato e variamente legittimato fin da tempi remoti, si avvale di strategie e tattiche che, a seconda dei casi, puntano a convincere razionalmente o a persuadere emotivamente i destinatari della comunicazione. L’adesione dei destinatari del messaggio politico al programma e alle tesi sostenuti da un movimento, da un partito, da un leader viene sollecitata da meccanismi complessi, miranti ad attivare o a confermare un legame fiduciario che poi si tradurrà nella scelta dell’elettore, al momento del voto. Esistono vari tipi di comunicazione politica: discorso in parlamento o in altre sedi istituzionali, conferenza stampa, dibattito televisivo, articolo giornalistico, comunicato di partito, comizio. A questi mezzi tradizionali, che in alcuni casi appaiono in regresso (si pensi al comizio in piazza, un tempo popolarissimo, oggi piuttosto raro), si affiancano in tempi recenti altri canali: interventi televisivi e radiofonici di pochi secondi e messaggi brevissimi veicolati dai nuovi strumenti tecnologici (chat, sms, tweet) hanno enormemente dilatato la spettacolarizzazione della politica. In misura crescente, l’elettore è visto più come tifoso e spettatore che come cittadino, che (a rigore) andrebbe prima informato e solo in un secondo momento coinvolto.

I profondi mutamenti che caratterizzano la politica degli ultimi decenni si riflettono sul tipo di lingua adottato da chi opera in quel mondo. Una cesura profonda si verifica alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso:  scompare il vecchio sistema partitico che, con luci ed ombre ma con sostanziale stabilità, aveva caratterizzato la vita della Repubblica nei decenni  successivi alla seconda guerra mondiale.  Le inchieste su Tangentopoli e la stagione giudiziaria di Mani Pulite terremotano la vita nazionale: escono di scena molti esponenti di spicco dell’antica partitocrazia e quasi tutti i partiti tradizionali modificano la loro identità con inedite aggregazioni. Si affermano nuovi movimenti e nuove leadership che generano profonde ripercussioni sulla lingua.

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