Manco p’a capa 25. Il recovery fund, l’ecologia e le scelte dei politici

di Ferdinando Boero

Scrivo questo blog per comunicare: i commenti completano i post e molti mi scrivono in privato. Dopo l’articolo su Greta, Marco Morosini mi manda il suo libro Snaturati, edito da Castelvecchi, dove descrive l’evoluzione del M5S. Morosini ha collaborato con Grillo allo sviluppo dei temi sulla sostenibilità e racconta che le posizioni verdi, social-ecologiste, sono state sostituite da posizioni che parlano alla pancia degli elettori, come il populismo della lotta alla casta e alle competenze: uno vale uno e vaffanculo! Arrivato al governo, prima con Salvini e poi con PD e LEU, il M5S affronta temi sociali tipo il reddito di cittadinanza, ma si occupa poco di sostenibilità e ambiente, i temi del primo Grillo. Morosini lo racconta con amarezza, auspicando un ritorno alle origini. La penso proprio come lui. Grillo, assieme a Morosini, era pre-adattato ad affrontare i temi che ora sono diventati “di moda” con il Nuovo Patto Verde: molte proposte del primo Grillo potrebbero realizzare gli obiettivi di sostenibilità ritenuti finalmente così urgenti. Le case autosufficienti, la politica del meno invece che del più: meno consumo inutile di risorse non rinnovabili, per esempio, assieme alla razionalizzazione dei sistemi di produzione e consumo, in armonia con la natura. Idee in comune con Laudato Si’, con la critica alla cultura dello scarto. Grillo ha fondato un movimento ambientalista senza dichiararsi necessariamente verde, poi ha cambiato strada e ha imboccato un’altra direzione, allontanandosi dalla natura, e il titolo del libro di Morosini, Snaturati, indica proprio questa metamorfosi. 

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