Il tempo ci impone di distinguere tra nuove idee e falso nuovismo


Ma a volte i tempi reclamano nuove idee. Questo tempo reclama nuove idee: per ogni contesto di esistenza, per ogni situazione, per ogni problema. Il tempo reclama nuove idee, e di conseguenza nuove formule, nuovi linguaggi, nuove relazioni fra le idee e la loro realizzazione. Di certo non è la prima volta che accade; di certo non sarà l’ultima. E’ sempre accaduto quando sono venuti tempi di frontiera, di metamorfosi; accadrà ancora quando verranno tempi della stessa natura. Accade ora, che è un tempo di quella natura e reclama nuove idee.
Però bisogna stare attenti a distinguere quelle che sono idee davvero nuove da quelle che sono false nuove idee.
Le idee davvero nuove vengono sempre da una nuova conoscenza, dalla scienza,  dalla sperimentazione in arte, in letteratura, in ogni ambito disciplinare, interdisciplinare, transdisciplinare.
Le idee davvero nuove trasformano in meglio i comportamenti, prospettano  risultati migliori di quelli che le vecchie idee sono riuscite a realizzare, garantiscono benessere, sviluppo, progresso, civiltà, libertà. Le idee davvero nuove sono quelle che mutano le mentalità, e che qualche volta possono anche fare  paura perché mettono a soqquadro concetti, convinzioni, sicurezze.   
Bisogna stare attenti a non confondere le nuove idee con le idee che cavalcano l’onda spumeggiante, o che si infiltrano  nel vento che tira in quel momento.
Troppe volte è successo che le false nuove idee abbiano provocato disastri anche irreparabili, nel breve o medio o lungo termine. Sono le idee che  inseguono le mode, indiscriminatamente, con i paraocchi che si mettono ai muli che percorrono  i tornanti.
Sono le maschere di cartone messe sulla faccia di vecchie idee, messinscene e travestimenti che nascondono pensieri arrugginiti, mancanza di creatività, di lungimiranza, di orizzonte, di prospettiva, di profondità.
Non esiste un’età per avere idee nuove. Le idee non tengono conto degli anni. Ci sono scienziati, poeti, pittori, sacerdoti, sociologi, psicologi, antropologi,  che hanno avuto idee nuove, hanno elaborato nuovi disegni nella mente, quando ormai si era fatto incerto il loro passo, quando gli occhi riuscivano soltanto ad intravedere figure vaghe. Quello che conta è la consistenza delle idee, la loro coerenza con il presente e la loro possibilità di proiezione nel futuro. Un’idea è davvero nuova se consente di pensare un progetto, se può costituire il nucleo di un progetto, se la sua novità costituisce anche la promessa di un nuovo percorso, di un nuovo processo di sviluppo.
Nel 1988 uscirono le “Lezioni americane” nelle quali Italo Calvino sintetizzava le nuove idee per la letteratura del terzo millennio. Erano cinque parole: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Le sviluppò in un modo al tempo stesso complesso ed essenziale. Morì prima di scrivere la terza: sarebbe stata una lezione sulla consistenza.
Ecco. Forse servirebbe lo stesso metodo per ogni contesto del sociale e probabilmente anche per ogni condizione esistenziale. Forse servirebbero idee nuove capaci di rigenerare i significati di parole anche non necessariamente nuove, servirebbero idee e parole consistenti, in grado di rispondere a nuove domande, a nuovi bisogni, anche a nuovi sogni. Forse servirebbero idee e parole capaci di contemperare passioni antiche e nuove, in grado di costituirsi come punti cardinali per indicare a questo tempo la direzione verso la quale muoversi, per non disorientarsi, per non disperdersi.              

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 28 febbraio 2021]

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