Bolle di sapone

La mongolfiera, gonfiata ben bene da gas leggero, sembrava impaziente di lanciarsi nel volo lontano, ma veniva trattenuta dalle funi legate ai paletti piantati nella terra.

Ed ecco, tutto era pronto.

L’aeronauta felice stava per mettersi dentro la cesta legata alla mongolfiera, con cui sarebbe divenuto celebre e che avrebbe reso il suo nome noto di generazione in generazione.

Il popolo applaudiva. Il seguito del re e la corte agitavano i cappelli e i ventagli. Il re sorrideva benevolmente con il suo sorriso regale, da cui dipendeva così tanto e che così tanto apprezzava l’aristocrazia.

Gli aiutanti dell’aeronauta avevano già sfoderato i coltelli per tagliare le funi che trattenevano dal volo la mongolfiera, ma in quell’esatto momento un bambino soffiò nell’aria un’iridata bolla di sapone, poi una seconda, una terza, una quarta…

Era buffissimo ed inaspettato! Quanto sembrarono piccole, misere e insignificanti le bolle di sapone, scoppiando, l’una dopo l’altra, tra le risate fragorose degli spettatori!

Risero forte tutti. Il re e la regina. I ministri e i salumieri. Le dame di corte e le venditrici di caldarroste. I pagliacci e i monaci. I vecchi e i bambini. Non risero soltanto tre persone. Il vecchio e la vecchia di uno sperduto villaggio e l’aeronauta.

«Perché tu, vecchio, non ridi con tutti noi?» – domandò con sdegno un mercante di mandorle abbrustolite, rosso in viso.

«Ti avrei risposto» – disse il vecchio, – «ma sei talmente grasso che difficilmente la mia risposta sarebbe arrivata al tuo cuore.»

Il mercante andò su tutte le furie e si mise ad urlare per tutta la piazza.

«Prendetelo! Costui rifiuta di ridere insieme a Sua Maestà!»

Presero il vecchio e lo condussero dal re.

«Sire» – riferì un ministro, – «questo vecchio irriverente non vuole ridere per le bolle di sapone. Lui, a quanto sembra, ha un suo particolare punto di vista riguardo alle bolle di sapone.»

«Sì, è vero» – rispose il vecchio fiero. «Perché io non rido mai di quello che mi pare degno di rispetto.»

«Come! Le bolle di sapone sarebbero degne di rispetto?»

Si sentì un riso generale del seguito del re e della corte. Non appena si placò il baccano, un cortigiano adulatore domandò al vecchio: «Forse perché è dura ridere di te stesso?… Non sei altro che una bolla di sapone pronta a scoppiare dalla paura e diventare un nulla!»

«Lei ha perfettamente ragione, signore con l’abito d’oro» – disse piano ma chiaramente la moglie del vecchio che nel frattempo si era avvicinata. «Davanti a lei c’è veramente una bolla di sapone. Ma vi assicuro, signori,» – aggiunse la vecchia, rivolgendosi a tutti e al re in particolare, – «vi sentireste imbarazzati, se scopriste la vera sostanza di questa bolla di sapone.»

La gente divenne silenziosa e il re fece un segno per farla continuare a parlare. A questo punto la semplice donna cominciò a raccontare in modo tanto espressivo ed ispirato, come se la fata Eloquenza di persona le avesse messo parole così elevate in bocca e la fata Saggezza la chiarezza e la semplicità del discorso.

«Una volta, quando mio marito era giovane e coltivava i campi di un marchese, e le mie guance suscitavano l’invidia delle rose del giardino della marchesa, presso cui facevo la lavoratrice a giornata, ci nacque un figliolo. Il bimbo stava crescendo con una buona indole e la mente indagatrice. Noi genitori stravedevamo per lui. Gli facemmo frequentare delle buone scuole e tutto quello che riuscivamo a guadagnare, lo spendevamo per farlo diventare una persona istruita.

Nelle ore di riposo, il padre, giocando con il figlio, gli insegnava a costruire piccoli mulini a vento, ad incollare gli aquiloni per farli volare e insieme al bambino soffiava verso il cielo le iridate bolle di sapone. A volte le bolle di sapone si levavano piuttosto in alto, perché venivano soffiate con l’aria riscaldata proveniente dal caldo petto del mio sposo.

Mio marito non era una persona istruita, ma era un sognatore, questo sì. Diceva spesso al figlio: “Piccolo! Se la bolla di sapone avesse un involucro resistente, potrebbe sollevarsi nel cielo alto alto e volare per tanto tanto tempo!“

Al nostro figlio si illuminava lo sguardo e brillavano gli occhi. Suo padre gli insegnò a sognare il volo nell’alto del cielo. Gli trasmise il pensiero di una bolla tanto grande, più grande di un covone di fieno, che sarebbe stata in grado di sollevare in alto perfino un uomo. Il padre credette, era convinto, che il suo figlio istruito avrebbe inventato l’involucro resistente e leggero di una grande grande bolla e un giorno avrebbe realizzato i sogni paterni.»

«E li realizzò?» – domandarono i cortigiani.

«Sì, lo fece» – rispose la donna anziana, indicando il celebre aeronauta che stava vicino a suo padre.

Loro due, abbracciati, dimenticandosi di tutti, della corte, del re, stavano ammirando il volo delle iridate bolle di sapone, che soffiava attraverso una cannuccia il biondo figlio dell’aeronauta e nipote dei vecchi di uno sperduto villaggio.

Non rise più nessuno, scorgendo levarsi al cielo e scoppiare l’una dopo l’altra delle bolle di sapone…

[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]

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1 risposta a Bolle di sapone

  1. Gianni Tubelli scrive:

    Storia veramente molto bella. Il sogno del padre che diventa lo scopo del figlio ed un nuovo sogno del nipote. Le bolle di sapone come simbolo della caducità della vita, ma il fluire delle generazioni inteso come continuità della vita stessa. Io modesto venditore di bolle di sapone non posso che restare qui ad ascoltare il turbinio di sentimenti che questa breve favola ha creato nel mio animo.

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