Favola della grande campana

di Evgenij Permjak

E’ trascorso tantissimo tempo da quando un marinaio, oggi ormai scomparso, arrivò in gran Bretagna e si ammalò nella città di Londra. Ma di lui è rimasta ancora viva la sua storia.

Rimase il marinaio russo a Londra. I compagni lo ricoverarono in un buon ospedale di Londra e gli lasciarono quanto era necessario in soldi e viveri.

«Curati bene, guarisci presto, amico, e aspettaci qui al ritorno con la nostra nave!» – dissero i compagni dell’equipaggio e partirono per la rotta di ritorno verso le terre russe.

Il marinaio non rimase a lungo nell’ospedale. Lo curarono con buone medicine, senza badare al risparmio, con ogni sorta di pozioni, di polveri e di gocce. La vita ebbe ragione sulla malattia. Non era un giovane da nulla, ma un purosangue delle terre della città d’Arcangelo, un figlio di genitori indigeni delle zone vicine ai mari nordici, dove abitano popolazioni assai temprate. Uno così difficilmente si piega alle malattie!

Una volta dimesso dall’ospedale, il marinaio russo si ripulì la marinara, lustrò i bottoni a specchio, passò un ferro rovente sugli altri articoli del suo abbigliamento della marina e si diresse al porto per cercare dei compaesani.

«Non ci sono i tuoi compaesani» – gli dissero al porto. «E’ la terza settimana che l’Islanda ci manda le sue nebbie. Non possono esserci adesso delle vele russe a Londra.»

«Poco male» – rispose il marinaio. «I miei occhi non si lasciano sfuggire nulla. Anche sulle vostre navi troverò dei miei compaesani.»

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