Il nuovo libro di Antonio Errico: Salvo casi imprevisti. Saggi casuali e leggeri di un narratore

Perché continuare a distinguere tra pensiero scientifico e pensiero umanistico?

Si interroga su questo contrasto apparentemente inevitabile Antonio Errico.

Il concetto di verità assoluta è del tutto sfuggente perché ciò che proviene dalla scienza è sempre vero, ma ciò che è vero non proviene solo dalla scienza. Che cos’hanno in comune la poesia (l’arte più in generale) e la scienza? “…aggiungere sempre qualcosa al conosciuto, sorprendere l’umano sulle infinite possibilità dell’umano ma con la consapevolezza che c’è sempre qualcosa al di là di qualsiasi conoscenza.”

Si interroga Antonio Errico. Lo fa da saggista. Lo fa restando nei fatti, nella realtà. Cita i riferimenti – una bibliografia ricca e coinvolgente – ma quando sfila via i fatti dalla realtà ecco che ritorna il narratore. È convincente, ma sa emozionare Antonio Errico. Conosce, dona stimoli, ma lascia spontaneamente il lettore alla sua immaginazione. Lo fa attraverso la sua voce – sempre riconoscibile – e attraverso un sound irripetibile dove la lingua è creazione e mai strumento.

Che età avrà il Viandante di Friedrich? Non è né giovane né vecchio, non ha una memoria nostalgica, ha ancora l’energia per un progetto. La memoria è identità, è appartenenza e ogni amnesia nasconde, più o meno consapevolmente, una rimozione o un’amnistia. In tutti i campi tendiamo a dimenticare le cose scomode, o, almeno, a riportarle in secondo piano (non si potrebbero altrimenti spiegare fenomeni raccapriccianti come, per esempio, i negazionismi della Shoah e di altri genocidi).

C’è sempre un errore, un’imperfezione per tutto, per tutti. Quasi ci tranquillizza Antonio Errico.

In un’epoca in cui il concetto di bellezza viene confuso con quello di perfezione (se chiediamo a un adolescente cosa sia la bellezza probabilmente ci parlerà dell’ultimo filtro su Instagram che rende il suo selfie “molto social”) Errico ci riporta alla vita dove la bellezza lascia spazio alle imperfezioni. Tutto è imperfetto: non c’è tramonto così bello da non poterlo essere di più, o brezza lieve che invita al sonno che non possa favorire un sonno ancora più sereno. Così scrive Errico regalandoci una delle centinaia di riflessioni da “Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa.

L’esistenza è una storia di imperfezioni, di sfide, di sovvertimenti. L’errore, l’imperfezione stanno dentro alla scelta di “mettersi in gioco” di ciascuno e pretendono coraggio. Disse bene Roberto Baggio – bambino infinito con il pallone ai piedi – quando nella finale contro il Brasile scagliò il pallone alla luna: i rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli.

Esce dal tunnel dello spogliatoio, Roberto Baggio. È solo, negli occhi ha ancora tutto. Come tutti gli eroi benedetti dalla maledizione. Forse prega il suo dio, forse tiene stretti i suoi mandala. Li accarezza. Forse capisce che c’è solo una cosa peggiore di un destino intermittente e sfilacciato, quello di non averne uno.

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