La metafora del potere nel romanzo storico di Antonio Errico

di Gianluca Virgilio

L’ultimo libro di Antonio Errico, dal titolo L’esiliato dei Pazzi, edito da Manni di San Cesario di Lecce nel 2012, pp. 168, è un romanzo, come si evince dalla copertina; un romanzo storico ambientato ad Otranto, dove il protagonista e voce narrante, l’esiliato dei Pazzi appunto, ha trovato scampo alla persecuzione di Lorenzo dei Medici. La vicenda si colloca tra due date importanti: il 26 aprile 1478, data della congiura dei Pazzi, che si conclude in quel giorno con la morte di Giuliano dei Medici,  il ferimento di Lorenzo e l’inizio della grande repressione, e il 26 luglio 1480, giorno in cui all’orizzonte di Otranto comparvero le minacciose vele della flotta di Gedik Ahmet Pascià, che tanti lutti avrebbero arrecato agli otrantini. Un romanzo storico scritto in forma epistolare. Lo scrittore Errico si eclissa completamente e lascia la parola a questo giovane appartenente alla ricca famiglia dei Pazzi, banchieri fiorentini, e a lui delega unicamente la responsabilità del racconto. Il protagonista diviene il narratore-scrittore di lettere indirizzate al suo persecutore, Lorenzo dei Medici (il “Nobilissimo Signore” con cui hanno inizio gran parte di esse), suo coetaneo ed ex-amico, cui si rivolge con l’intento di rivendicare la propria totale estraneità ai fatti (la congiura) e denunciare l’ingiustizia a cui soggiace. Sono lettere scritte nella solitudine dell’esilio, mai inviate, e che Lorenzo mai leggerà, lettere che l’esiliato nasconderà in un orcio, “solo come blanda prova che sono vissuto” (p. 165), quando deciderà di rimanere ad Otranto in attesa dell’attacco imminente del Turco. La vicenda sottintende, sebbene non se ne faccia parola, il topos letterario del manoscritto ritrovato (pensiamo allo scartafaccio del Manzoni), che si pubblica con qualche particolare intenzione, il che suscita la nostra interpretazione.

Fin qui la fiction. Ora, che cosa ha voluto raccontare realmente Errico? Che cosa suggerisce o a cosa allude il plot narrativo summenzionato? Quale trama di pensiero, che riguarda l’oggi (e non il Quattrocento), si nasconde dietro la scelta del romanzo storico?

Questa voce è stata pubblicata in Recensione e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *