Manco p’a capa 69. La decrescita infelice

di Ferdinando Boero

La sostenibilità ecologica viene prima della sostenibilità economica e sociale: il capitale umano e il capitale economico non possono prosperare se distruggiamo il capitale naturale. Il nostro benessere dipende dalla natura, e dobbiamo adattare l’economia e la società alle sue regole: pensare che la natura si adatti a noi è un’aspettativa destinata a schiantarsi contro la realtà. Per gli economisti mainstream questa considerazione è una bestemmia: pensano che sia impossibile vivere bene smantellando gli attuali sistemi economici. Inutile spiegare che gli attuali sistemi economici stanno cedendo per le conseguenze ambientali che essi stessi determinano, e che il Green Deal e la transizione ecologica sono la presa d’atto che debbano essere cambiati. L’accusa è di volere la decrescita (in)felice. E si porta la recessione come esempio di decrescita. Come se le crisi che affliggono i nostri sistemi di produzione e consumo non fossero causate dalle regole imposte dai sistemi stessi, che propongono la crescita infinita del capitale economico senza tener conto dei costi economici della distruzione del capitale naturale che determinano. La decrescita del capitale naturale è la più infelice delle decrescite. Esistono due principali modelli che spiegano cosa limiti la crescita delle popolazioni e dei loro consumi. Il modello di Lotka-Volterra descrive le fluttuazioni di prede e predatori. Noi potremmo essere il predatore e la preda è il resto della natura. La popolazione di dimensioni ridotte di un predatore inizia ad attingere da una preda abbondante (il Giardino dell’Eden), e la disponibilità di risorse permette la sua crescita attraverso intensi processi riproduttivi (andate e moltiplicatevi). L’aumento della popolazione del predatore ha un impatto sulla preda che, a seguito del consumo crescente, inizia a diminuire. Quando il predatore raggiunge livelli numerici elevati, fa collassare la preda: il picco di abbondanza del predatore corrisponde al picco negativo della preda, che diventa sempre più rara. La diminuzione delle prede, dovuta al consumo troppo intenso, porta a una contrazione della popolazione del predatore, che andrà incontro ad un picco negativo. La diminuzione del predatore darà nuove possibilità di ripresa alla preda, che inizierà ad aumentare. I picchi di abbondanza e rarità di predatore e preda si inseguono, sfasati nel tempo. Oggi la nostra specie è il predatore di maggiore successo, e la preda (la natura) è in cattive condizioni. 

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11 risposte a Manco p’a capa 69. La decrescita infelice

  1. Diego scrive:

    Sono d’accordo con Boero perché il capitale umano e il capitale economico non possono prosperare se distruggiamo il capitale naturale. Il nostro benessere dipende dalla natura, e dobbiamo adattare l’economia e la società alle sue regole.

  2. Michela scrive:

    Sono d’accordo con quello che Ferdinando Boero dice nel suo articolo. Secondo me, egli coglie a pieno le problematiche della sostenibilità ecologica dicendo che il nostro benessere dipende dalla natura e non viceversa. Questi concetti fanno capire quanto sia importante cambiare le nostre abitudini a livello economico e sociale in modo da salvaguardare e tutelare l’ambiente ed evitare di far prevalere il modello Lotka-Volterra basato su prede e predatori, che porta alla diminuzione delle risorse naturali.

  3. Ludovico scrive:

    La popolazione va ad aumentare sempre di più e le risorse vanno sempre di più a mancare e soprattutto ci sarà un grande danno a livello naturale un fattore che potrà poi favorire una decrescita generale

  4. Ludovico scrive:

    La popolazione è in continua crescita e la terra non potrà mai sopportare la continua crescita della popolazione essendo un pianeta uno spazio limitato, questo porterà alla mancanza di risorse e alla distruzione del capitale naturale

  5. nicole scrive:

    Sono d’accordo con quello che dice Ferdinando Boero perché secondo me dobbiamo mettere il nostro capitale naturale al primo posto, e non la sostenibilità economica.
    Secondo gli economisti molti problemi sono causati dalla natura e non dai loro sistemi e dalle loro regole.

  6. Sara Hajib scrive:

    La penso proprio come l’autore Ferdinando Boero, il capitale umano e il capitale economico non possono svilupparsi senza il capitale naturale; e la nostra salute dipende dalla natura e dobbiamo trasformare la società seguendo le sue regole

  7. Giulia Secli scrive:

    Sono d’accordo con Boero, sul fatto del capitale; l’economia e la società devono essere adattate alla natura perché da essa dipende la nostra prosperità.

  8. Marina scrive:

    Concordo con Boero quando dice che la sostenibilità economica e sociale viene dopo la sostenibilità ecologica.
    È anche vero, come dicono gli economisti mainstream, che non si può vivere bene senza i sistemi economici attuali, ma proprio essi stanno cedendo per le conseguenze ambientali che causano.

  9. erika scrive:

    Sono d’accordo con Boero, un giusto equilibrio tra l’interesse della natura e quello dell’economia potrebbero evitare numerose crisi che affliggono i sistemi di produzione e consumo.
    Inoltre potrebbe garantire alla natura, definita da boero come la nostra preda, un picco positivo.

  10. Asia scrive:

    Sono d’accordo con l’autore Ferdinando Boero, perché il capitale umano è il capitale economico non possono crescere se distruggiamo il capitale naturale. Tutto il nostro benessere dipende solo dalla natura e dobbiamo rispettare le regole per la società e per l’economia.

  11. Arianna scrive:

    L’articolo di Ferdinando Boero ci fa riflettere sugli attuali sistemi economici e il loro impatto sul capitale naturale, senza il quale quello economico e umano non potrebbero progredire. Ci dimostra quanto sia importante la sostenibilità ecologica, sulla quale bisogna adattare l’economia e la società. Il modello di Lotka-Volterra, basato sul concetto di preda e predatori, porterà solo alla decrescita più infelice. Sono d’accordo su tutto ciò che ha detto Boero, perché l’unica soluzione è quella che garantisce un equilibrio tra noi e la natura.

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