Guida al grottesco

di Paolo Vincenti

Il genere letterario della saggistica è in piena salute, come conferma questo libro edito da Odoya: Guida al Grottesco, a cura di Carlo Bordoni e Alessandro Scarsella (Odoya, Bologna 2017). Il volume è diviso in 17 capitoli, più un’Appendice, firmati da vari autori, compresi i due curatori. La definizione di grottesco si fa storicamente risalire alla scoperta romana delle grotte nella casa di Nerone, sul Colle Esquilino, e alla definizione di grottesche che ai disegni parietali che le caratterizzavano diede Benvenuto Cellini nel Cinquecento. In queste grotte, che si trovavano sotto la Domus Aurea infatti, erano dipinte strane creature, animali, volatili, vegetali, esseri bizzarri, che in mancanza di categorizzazione vennero definiti grotteschi per via della loro localizzazione. Questo genere artistico si colloca fra il comico ed il tragico. Il grottesco è tutto ciò che attiene alla ibridazione, alla stranezza, alla irregolarità, tutto ciò che sfugge alla normalità, insomma potremmo dire tutto ciò che è, o appare, anormale. Di contro alla simmetria delle forme classiche, il grottesco dà vita a forme bizzarre, sfuggenti, volutamente esagerate, eccessivamente ingrandite o rimpicciolite; ecco allora che oggetti che amiamo ci appaiono sotto un’altra luce o addirittura i corpi umani ci sembrano ributtanti, osceni, se ingranditi nei loro minimi particolari anatomici, come per esempio dovevano apparire a Gulliver i corpi nudi delle donne giganti nell’opera di Jonhatan Swift. In altri termini, il grottesco è il deforme, il subnormale, il mostruoso. Deforme è l’aspetto di Tersite, nell’Iliade, le teste degli Ortolani nei quadri di Arcimboldo, smisuratala è la bocca di Gargantua e ancor di più di Pantagruele, in Rabelais, il naso di Cirano, il ventre di Ubu Roi, mostruoso è il volto del Fantasma dell’Opera, dell’Orco cattivo delle favole, di Elephant man al cinema. A dominare è l’iperbole, la voluta enfatizzazione di caratteri fisici o psicologici, la messa in risalto delle funzioni primarie del corpo, come defecare o far minzione, quelle che si è portati a nascondere, l’ostentazione delle parti intime, non a caso chiamate pudenda.

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