La narrativa di Antonio Tabucchi: Tristano muore

di Antonio Lucio Giannone  

Nel mio intervento cercherò di delineare brevemente alcune caratteristiche della narrativa di Antonio Tabucchi, anche per permettere agli spettatori dei cinque film tratti da sue opere una visione più informata. In effetti questo compito non è facile perché Tabucchi ha alle spalle ormai una produzione di romanzi, racconti, saggi, ecc, oltre che assai varia, anche piuttosto ampia, dal momento che essa copre l’arco di un trentennio, dal 1975, anno della pubblicazione del suo primo romanzo Piazza d’Italia fino al 2004, in cui è uscita l’ultima sua, per ora, opera, Tristano muore. Perciò mi limiterò a dare qualche indicazione soffermandomi su alcuni momenti della sua opera, anche in rapporto ai film proiettati. Intanto  fornisco alcuni dati, che forse possono essere utili per conoscerlo meglio, anche se Tabucchi non ha bisogno di eccessive presentazioni essendo uno degli scrittori più noti di questo periodo.

            Tabucchi nasce a Pisa nel 1943 ma viene allevato nella casa dei nonni materni a Vecchiano, una piccola cittadina in provincia di Pisa. Nel 1969 si laurea in Lettere moderne con una tesi sul “Surrealismo in Portogallo”, che a noi salentini richiama lo studio e l’antologia di Vittorio Bodini sui Poeti surrealisti spagnoli. Si perfeziona alla Scuola Normale Superiore di Pisa e nel ‘73 viene chiamato a insegnare Lingua e letteratura portoghese a Bologna. Successivamente insegna la stessa disciplina a Genova e attualmente a Siena. Già prima di laurearsi scopre lo scrittore portoghese di cui diventa il maggiore studioso e traduttore italiano, Fernando Pessoa, che è anche il suo principale modello in campo narrativo, anche se numerosi sono i suoi ispiratori, da Pirandello a Borges, dagli scrittori inglesi e americani a Baudelaire, Montale, ecc.

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