Carte d’amore di Antonio Prete

di Adele Errico

Una carrozza corre per le strade di Rouen. Le attraversa, prendendo velocità al dolore della frusta sui cavalli che galoppano in un turbine di polvere e, a ogni minima sosta, una voce di uomo dall’interno della carrozza incita il cocchiere a proseguire. Al termine di questa corsa affannosa, “una mano nuda sbucò da sotto le tendine di tela gialla e buttò via dei pezzetti di carta che si dispersero al vento”. La corsa della carrozza, che in “Madame Bovary” diviene metafora di un rapporto d’amore consumato nell’affanno di una passione che è più una furia, compare in uno dei capitoli finali di “Carte d’amore” (Bollati Boringhieri 2022), l’ultimo saggio di Antonio Prete.

Originario di Copertino, Antonio Prete ha insegnato per molti anni letterature comparate all’università di Siena.  Questo nuovo saggio è un percorso nella dimensione del desiderio, un movimento che si sviluppa tra storie e figure, seduzioni e gelosie, passioni e tradimenti. A condurre la corsa è il desiderio stesso, che “è un viaggiatore” che trova nei confini del corpo dell’altro i propri confini. Della dimensione del desiderio vengono esplorate le sfumature di colore, le luci e le zone d’ombra.

Tutto il saggio è strutturato seguendo una visione dell’amore come geografia, secondo la quale il corpo dell’altro è una terra nella quale ci si avventura per la prima volta con curiosità.

Il volume si struttura in due principali sezioni che corrispondono a due momenti dell’avventura. “Figure” e “Il paesaggio dell’amore”. In “Figure” vengono fornite le coordinate geografiche del viaggio, le indicazioni che, sulla “carta d’amore”, suggeriscono i possibili percorsi, le svolte, gli smarrimenti. Ogni percorso è un’occasione di deviazione e di scoperta del sentimento d’amore.

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