Bonus famiglie: una misura discutibile

di Guglielmo Forges Davanzati

Il Governo impegna 14 miliardi, ben più dei 6 previsti nel Documento di Economia e Finanza, per aiuti alle famiglie, attingendo prevalentemente alla tassazione dei profitti delle imprese energetiche (con un’aliquota che passa dal 10 al 25% a parità di base imponibile). Si tratta di un bonus di 200euro destinato ai percettori di reddito entro la soglia dei 35mila euro annui per una platea di 26 milioni di italiani.  La misura è discutibile sul piano teorico e quantitativamente inefficace per far fronte alla povertà e alla recessione in corso, così come sono discutibili le critiche che le sono state rivolte da Confindustria e dalla Destra. Vediamo perché.

  1. Si tratta di un intervento discutibile in linea di principio per la medesima ragione per la quale lo è la sua teoria ispiratrice, ovvero l’imposta negativa sul reddito di Milton Friedman. L’argomento di Friedman, economista liberista, padre del Monetarismo e fautore del fondamentalismo di marcato, è il seguente. Per contrastare la povertà preservando le libertà di mercato, occorre un intervento che renda minima la presenza dello Stato in economia e questo intervento si sostanzia appunto in un mero trasferimento monetario, che lascia liberi gli individui in ordine alla sua allocazione. Per Friedman, la questione si pone su un piano innanzitutto morale: la libertà di scelta degli agenti economici è un valore in quanto tale e deve essere preservata sempre dalle tentazioni di ingerenza dell’operatore pubblico.  Si tratta, tuttavia, di un argomento discutibile: nulla garantisce, infatti, che le scelte autointeressate degli agenti economici siano quelle preferibili anche per sè stessi. Si pensi alla ludopatia o all’uso di droghe, casi nei quali, con ogni evidenza, i trasferimenti monetari peggiorano il benessere dei beneficiari.
  2. Lo scenario macroeconomico di questi mesi – post-pandemia e con guerra in corso – è caratterizzato da incertezza radicale e dal peggioramento degli indici di fiducia di imprese e consumatori, come messo in evidenza dal centro studi di Confindustria. L’erogazione di sussidi in moneta, in questo contesto, rischia di tradursi in aumento dei risparmi per motivi precauzionali, ovvero risparmi generati per far fronte a eventi futuri incerti, dunque senza alcun beneficio per la domanda aggregata interna.  Le esperienze più recenti fatte in Italia mostrano che questo cortocircuito esiste, a partire dai bonus erogati dal governo Berlusconi e quelli del governo Renzi.
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