Torre Ovo, un porto di confine condiviso

Nella seconda metà del IV sec. a.C. dalle ricerche archeologiche e dallo studio del territorio ci giungono tanti segnali di tali intensi rapporti; in questo periodo i Tarantini frequentano con maggiore intensità la zona del Capo iapigio e la stessa Leuca prende il nome, citato in un passo di Cicerone, di Leucopetra Tarentinorum, le bianche scogliere dei Tarantini, punto indispensabile di orientamento durante la navigazione. Lungo la costa salentina sul mare Ionio, questo spazio di interazione appare segnato dal culto di Artemide, dea dei confini; le terrecotte votive la raffigurano vestita di una pelle di pantera, mentre tiene saldamente nella mano un cerbiatto, simbolo del suo dominio sul mondo selvatico, abitato da animali che l’uomo non è riuscito ad addomesticare. E’ lei la dea dei porti, che segnano il limite tra la terra ed il mare, e le sue figurine in terrecotta sono state rinvenute in diversi siti della costa, in primis a Torre S. Giovanni, porto della città messapica di Ugento, e poi nel sito di Mancaversa, poco più a nord. Ma la dea è presente soprattutto nel territorio di Maruggio, nella località di Madonna d’Altomare, sulla costa poco più a sud di Torre Ovo: sopra un’alta duna indicata come Monte dell’Imbrici, per la presenza di abbondanti frammenti di ceramica sparsi sul terreno, furono rinvenuti i resti di un “santuario di confine”, posto tra la chora, il territorio di pertinenza tarantina, e le zone controllate dai Messapi. Poco più a nord si trova l’area di Torre Ovo dove i materiali di superficie e lo scavo di alcune sepolture fanno pensare ad un’intensa frequentazione riferibile al IV-III sec. a.C.; l’ampia insenatura utile per l’attracco, e le strutture murarie in parte sommerse, a blocchi squadrati recanti lettere greche, sembrano funzionali ad un punto di approdo riconoscibile sull’isolotto oggi appena emergente, dove il grande muro a doppia cortina doveva essere stato creato a protezione dell’area in cui stazionavano le merci ed i mezzi di trasporto.

Rispetto all’insenatura costiera di Torre Ovo, l’entroterra appare interessato dagli insediamenti messapici di Manduria e, ancora più vicino al mare, de Li Castelli, parte di un’estesa area della quale Oria costituisce il centro dominante. Qui scavi recenti hanno portato alla luce, sull’acropoli, i resti di una reggia, decorata da mosaici pavimentali di ciottoli, come nelle regge dei dinasti ellenistici dell’Epiro e della Macedonia. Poiché il sistema portuale di Torre Ovo, con Madonna d’Altomare fa parte dell’area di confine sud-orientale della chora di Taranto, sorge spontanea la domanda sulle ragioni che avrebbero spinto la metropoli greca a realizzare un’opera portuale così impegnativa, essendo già dotata di uno straordinario sistema di approdi sulla riva del Mar Piccolo. Forse le strutture di approdo a Torre Ovo furono realizzate in una prospettiva di collaborazione con la componente messapica, per servire alle esigenze di questa parte limitanea del territorio greco, ma anche del vasto e prospero territorio messapico, caratterizzato dalla presenza di centri di vitale importanza come Oria e Manduria. Torre Ovo sarebbe il riflesso di una nuova politica di relazioni, a servizio delle esigenze commerciali, ma anche politiche e militari, di un vasto entroterra; uno spazio di negoziazione e di mediazione tra entità istituzionali differenti come la polis tarantina, i gruppi tribali apuli guidati da capi che rappresentavano le aristocrazie dominanti, i condottieri d’Oltremare, dei quali la reggia (basileion) di Oria rappresenta un documento straordinario, ancora tutto da scoprire nella sua complessa articolazione.

Con la istituzione a Taranto della nuova Soprintendenza Nazionale del Mare, guidata con autorevolezza scientifica ed operativa da Barbara Davidde, si aprono nuove possibilità affinché anche Torre Ovo, come gli altri siti costieri della penisola salentina, possano esprimere le loro rilevanti potenzialità di conoscenza. Un patrimonio eccezionale di storia, tra mare e terra, tutto da valorizzare, la cui capacità di attrazione è stata ora sancita dall’assegnazione della Bandiera Blu a Castro ed Ugento.

[“La Gazzetta del Mezzogiorno” del 22 maggio 2022]

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