Narrare il ritorno: una rilettura omerica di Ettore Catalano

di Gianluca Virgilio

Se un amico mi chiedesse di consigliargli un libro, un libro agile e leggero, una lettura estiva nella quale ritrovi il paesaggio consueto dei nostri luoghi, le distese marine e le bianche scogliere, il sole meridiano e i venti d’ogni quadrante, se mi chiedesse un classico della letteratura come garanzia di un tempo ben impiegato nella solitudine di qualche pomeriggio d’ozio, se questo amico esigente volesse un libro d’avventura o di viaggio e per giunta ricco di quei risvolti psicologici che lo rendano necessario per capire bene com’è fatto quel bipede così complicato che si chiama uomo, ebbene, non avrei dubbi: gli consiglierei uno dei primi libri che l’antichità ci ha tramandato, ovvero l’Odissea di Omero. Il mio amico storcerebbe il naso, ricordando la fatica durata su qualche brano d’antologia ai tempi del liceo, che tutti amiamo ricordare per la goliardia giovanile, non certo per la disciplina di studio che occorre per scandire correntemente l’esametro. Allora, eccomi pronto a rettificare e precisare il consiglio. Al mio amico proporrei un libretto, appunto agile e leggero, firmato da Ettore Catalano, Per altre terre. Il viaggio di Ulisse, con tavole di Donato Sciannimanico, edito dalla casa editrice  Progedit di Bari nell’ottobre 2011, pp. 120, nella collana Letterature diretta dallo stesso Catalano.

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