Manco p’a capa 101. La natura (e la politica) non ama il vuoto


Intanto la Lega di Bossi finiva negli scandali, per essere risollevata da Salvini, a cavalcare i peggiori istinti xenofobi di una bella fetta della popolazione.
Al posto del PCI, a portare avanti istanze di supporto ai più deboli e agli onesti nacquero partiti come Italia dei Valori e altri minori, e quando chi vota fu talmente disgustato dalle continue delusioni (Razzi, Scilipoti e De Gregorio, per esempio, ma anche il figlio di Di Pietro) arrivò Beppe Grillo a mandarli tutti affanculo, intercettando il sentire di una grandissima fetta degli elettori. Arrivarono talmente tanti voti, che molti eletti andarono in Parlamento senza avere credenziali morali e di competenze per farlo. Come del resto avvenne per tutti gli altri partiti del passato, artefici delle condizioni attuali.
Nella competizione per il voto, fu subito evidente che tutti gli altri partiti riconobbero nei 5S una seria minaccia a causa della loro “diversità” e, di conseguenza, cercarono in tutti i modi di dimostrare che sono uguali agli altri: la mossa di Craxi. Tutti i politici rubano e sono tutti colpevoli, ma democrazia e corruzione vanno di pari passo perché per far funzionare i partiti ci vogliono soldi e le leggi attuali non permettono di ottenerli in modo legale, e quindi i politici sono costretti a rubare. Chi è contro la corruzione è contro la democrazia. Un sillogismo impeccabile! Se i 5S non rubano, sono contro la democrazia. Oppure sono degli incapaci.
I fatti hanno dimostrato il contrario in molti casi. Quell’imbecille di Toninelli ha fatto in modo che si ricostruisse il Ponte di Genova senza ruberie: attaccato da tutte le parti. Non parliamo di Conte. Ora, con l’Alien Di Maio, il replicante di Renzi, i 5S sono in crisi e pare che molto del loro elettorato li abbandonerà. La situazione è simile a quella della grande barriera corallina. Esiste un soggetto politico che possa prendere il posto dei 5S, accontentando il sentire di milioni di elettori che, oramai, non li votano più? Pare di no. Ci avviamo verso una zona morta della politica.
In mare ci sono le zone morte, dove le condizioni sono talmente estreme da non permettere l’esistenza di forme di vita complessa. Per esempio nel Golfo del Messico, davanti alla foce del Mississippi. L’astensione al voto è una zona morta della politica, un vuoto. Anche in politica esiste il vuoto, e se non ci sono “specie” politiche preadattate a riempirlo (tipo Forza Italia a prendere il posto di DC e PSI) bisogna attendere che “evolva” qualcosa che riempia il vuoto. Il Movimento 5S ha rappresentato questa evoluzione. Ma le interazioni con il resto della politica lo hanno messo in grave difficoltà. Con l’abbandono di parte dei suoi valori. Non mi so spiegare come sia stato possibile, per esempio, chiedere un Ministero della Transizione Ecologica, per poi affidarlo ad un tecnologo che non ne sa gran che di ecologia.
Ora, ancora una volta, il M5S spariglia il gioco e tutti gli sono contro. Deve restare nel governo ma deve accettare che la sua visione politica sia macellata da Draghi che, tra parentesi, ha portato ad una situazione ben peggiore di quella ereditata da Conte. Se il gioco del “tanto sono tutti uguali” funzionerà, il vuoto politico diventerà ancora più ampio, e i governi saranno espressione dei pochi che andranno a votare. Comunque è la seconda volta che Conte dice no a chi chiede (Salvini) o vuole mantenere (Draghi) i pieni poteri. Il futuro non è scritto e i piani degli amanti del vuoto a sinistra possono fallire. L’evoluzione riserva sempre sorprese.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 15 luglio 2022]

Questa voce è stata pubblicata in Ecologia, Manco p’a capa di Ferdinando Boero, Politica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *