Se anche la letteratura può salvare il mondo

di  Antonio  Errico

“Quello che ho imparato è che i romanzi non servono a niente. Non raccontano nemmeno le cose come sono, ma come avrebbero potuto essere, o come ci piacerebbe che fossero. Per questo ci salvano la vita”.

Così dice lo scrittore spagnolo Javier Cercas in un’intervista all’”Espresso”.

Ancora: dice che la letteratura serve sempre ma che non si può domandarle una cosa che non può fare.

Per esempio, la letteratura non può fermare una guerra. Non può impedire il disfacimento del pianeta. Non può eliminare la povertà. Non può portare l’acqua in quelle parti del mondo dove l’acqua non c’è. Non può costruire ospedali dove ospedali non ce ne sono, né costruire scuole dove scuole non ce ne sono. Però può trasformare una coscienza, cento, mille, un milione, molti milioni di coscienze; può trasformare un pensiero, cento, mille, un milione, molti milioni di pensieri, e quella trasformazione di coscienze, quella trasformazione di pensieri, può fermare la guerra, impedire il disfacimento del pianeta, eliminare o ridurre la povertà, portare acqua, costruire le scuole e gli ospedali. Può fare questo perché, come dice Javier Cercas, racconta le cose come avrebbero potuto essere, come ci piacerebbe che fossero. Attraverso la finzione elabora una realtà diversa, fa vedere che una realtà diversa può esistere, che una realtà diversa può salvare la vita: di uno, di tanti.

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