Oltre al recupero della storia del cinema marino, il Festival vuole attirare film recenti che arriveranno spontaneamente e altri che saranno “mutuati” con il Wildlife Conservation Film Festival (https://www.wcff.org/) attraverso una partnership. La parte che più mi stimola, però, è quella dedicata ai giovani. Valerio Ferrara, vincitore a Cannes nella sezione “corti”, guiderà un workshop per giovani cineasti per la realizzazione di corti di un minuto da girare con smartphone. Alla fine del Festival vedremo cosa avranno combinato. Ma le premesse sono ottime. I nativi digitali sono vulcani smanettoni e sanno perfettamente “come” fare, ma la sfida sarà “cosa” fare. Le migliaia di ore televisive dedicate alla natura hanno uno scopo ben preciso: far fare ohhhh! a chi le guarda. Mostrano invariabilmente animali e habitat carismatici, tipo balene, tartarughe e formazioni coralline. Il Festival si propone di sollecitare anche reazioni di consapevolezza, di tipo ahhhh! Pochi, per esempio, sanno che gli animali più importanti del pianeta sono i copepodi. E le piante? Le piante più importanti non sono piante, sono esseri fotosintetici unicellulari che vivono sospesi nell’acqua: il fitoplancton. E come vivono gli organismi negli abissi, dove non ci sono piante, visto che regna il buio perenne? Domande che ci sorprendono, come anche le risposte, quando arrivano. Chi lo sa che l’acqua piovana che rifornirà i nostri fiumi, alla fine della siccità, sarà quella dell’Atlantico?
Queste “pillole” di conoscenza sono antidoti per contrastare l’analfabetismo scientifico che caratterizza la “cultura” dominante. La “conversione ecologica” invocata da Francesco nella sua Enciclica Laudato Si’ (https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html) è la premessa necessaria per realizzare la “transizione ecologica”, l’obiettivo principale del PNRR e del New Green Deal.
L’intrattenimento naturalistico (ohhhh) non deve restare nel ghetto dell’intrattenimento. Le trasmissioni dedicate alla natura sono staccate dall’attualità, sono “parchi” in cui ci aggiriamo per ammirare la bellezza. Nelle trasmissioni “serie” la natura è assente. Con la pandemia è arrivata la medicina, ma l’ecologia è rimasta fuori dalla porta, nonostante roboanti dichiarazioni di principio sullo sviluppo “sostenibile”. Sarà lo stato dell’ambiente a dirci se lo sviluppo è sostenibile, ma per capire questa ovvietà è necessaria un’evoluzione culturale. Il nostro Festival è un piccolo passo in questa direzione. Venitelo a vedere, se passate da Napoli… L’ingresso è gratuito. Si svolgerà nel Museo Darwin Dohrn nella Villa Comunale, a fianco dell’Acquario, e nel Cinema Astra, dell’Università Federico II, nel centro storico di Napoli, in via Mezzocannone. Contiamo di ripeterlo ogni anno. Ah, il logo del Festival è stato realizzato da un maestro dell’illustrazione scientifica: Ray Troll (https://www.trollart.com/). Un serissimo artista con spiccato senso dell’umorismo.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 7 agosto 2022]