Manco p’a capa 104. Piero Angela e l’alfabetizzazione scientifica dell’Italia


Angela mi aveva invitato a parlare della medusa immortale (https://thebiologist.rsb.org.uk/biologist-features/everlasting-life-the-immortal-jellyfish), e fu necessario impiegare qualche minuto televisivo per spiegare la differenza tra polipo e polpo. Un’astrusità scientifica ritenuta troppo difficile per il grande pubblico, e non solo. Una collega biologa molecolare, al sentire che le meduse di Turritopsis dohrnii (così si chiama la medusa immortale) possono invertire il proprio sviluppo e tornare ad uno stadio di polipo, fu molto sorpresa: un cambio di phylum!!! Aveva capito che quella medusa si trasformasse in un polpo! Le meduse appartengono al phylum degli cnidari, mentre i polpi sono molluschi. Sarebbe come se una cavalletta si trasformasse in un cavallo!
Evidentemente la strada intrapresa da Angela non ha ancora raggiunto il suo scopo: l’alfabetizzazione scientifica nel nostro paese è incompleta e questo lascia molto da fare a chi, dopo di lui, ha la responsabilità di trasmettere la conoscenza ai “non addetti ai lavori”.
La Settimana della Cultura Scientifica dà alla scienza il rilievo che dovrebbe avere nell’intero corso dell’anno. La Cultura con la c maiuscola è umanistica, soprattutto nel sistema scolastico.
L’Italia dedica alla ricerca scientifica risorse nettamente inferiori a quelle di molti paesi “avanzati” e i nostri ricercatori emigrano all’estero per sviluppare i loro talenti.
Nei programmi dei candidati alle prossime elezioni l’avanzamento della scienza non trova grande spazio, anche se tutti o quasi si rammaricano della perdita del nostro più grande divulgatore scientifico: che impatto ha avuto su di loro? La RAI era avara persino con lui, e Angela doveva ricorrere a filmati della BBC per impostare i suoi programmi. Quando la NHK, la RAI giapponese, decise di trattare la “medusa immortale” per uno speciale sull’anno degli oceani, nel 1998, mandò nel mio laboratorio una troupe di cinque persone che lavorò una settimana per girare il materiale con cui avrebbero raccontato la storia: un investimento che la RAI dedica solo a programmi di ben altro tipo.
Nel panorama televisivo ci sono professionisti capaci e volenterosi, ma la “politica” delle trasmissioni richiede spettacolarizzazione. La scienza è quasi assente dai programmi in cui si parla di argomenti di interesse generale. Il Covid è un’eccezione a questa regola, ma si è prestata molta attenzione al protagonismo dei virologi, diventati intrattenitori loro malgrado con le polemiche sull’interpretazione del fenomeno e sui rimedi.
Barbara Gallavotti, allieva di Angela, ha infranto il muro che esclude la scienza dai programmi di approfondimento, e le sue spiegazioni non necessitano di immagini spettacolari per essere “digeribili” al pubblico. I suoi interventi a Di Martedì la mettevano assieme a politici, economisti, sociologi e altri usuali frequentatori di talk show. Le è anche stato affidato un programma, ma per pochissime puntate. Luca Mercalli, che introduceva con le sue considerazioni Che tempo che fa? è stato sostituito da un virologo “puntuto”, e il suo ottimo programma Scala Mercalli ha avuto vita breve, anche perché parlava non solo di scienza ma anche di scelte politiche in campo ambientale. Non sono i bravi divulgatori che mancano, manca la volontà di lasciarli osare. Piero Angela è stato un gigante e la percezione della scienza sarebbe ben più disastrosa, nel nostro paese, se avesse continuato a condurre un TG. Un uomo eccezionale: un eroe. E, come diceva Brecht: Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi. Noi ne abbiamo ancora bisogno.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online dell’16 agosto 2022]

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