Pensiero nuovo e passioni per salvare il pianeta

Soltanto i bambini hanno l’entusiasmo che serve – che è necessario, che è indispensabile- per salvare il pianeta. Soltanto loro hanno quel pensiero nuovo, che è necessario, che è indispensabile. Pensiero nuovo significa un sentimento del tempo che noi non conosciamo, o che abbiamo scordato. Una delicatezza nel modo di confrontarsi con gli esseri e le cose che noi non conosciamo, o che abbiamo scordato. Una naturale, istintiva propensione a contemperare la ragione e l’emozione. Una robusta leggerezza di ragionamento, di riflessione. Una connaturata tensione all’utopia che è la condizione senza la quale il possibile non si può realizzare. Una identificazione di se stessi con la natura.  

A scuola, un giorno, i bambini hanno imparato quella poesia di Gianni Rodari ( anche se Rodari non è un poeta per bambini) che dice così: “Le gridarono:/”Vattene, Natura!”./Lei si prese paura./Fece il suo fagottello:/ci mise dentro/l’ultimo alberello,/l’ultima viola/dell’ultima aiuola/e uscì dalla città./E va, e va…pensava:/”Mi fermerò nei boschi!”./Ma i boschi erano stati/ disboscati./”Mi fermerò nei prati!”./Ma erano tanto piccoli:/non c’era posto per tutti/gli insetti, i mammiferi,/gli uccelli, i tramonti…/”Vattene, Natura!”/E lei se ne andò:/in quattro ripiegò/gli ultimi prati/come fazzoletti./Lasciò il pianeta/AccaZeta…/Adesso lassù/è tutta una città:/di verde – ve lo posso/giurare – c’è rimasto/solo il semaforo,/quando non è rosso”.

L’uomo della strada pensa che soltanto i bambini hanno quella concreta fantasia che consente di formulare ipotesi  di trasformazione della realtà.

Allora si chiede se per caso tutti i malanni di cui soffre la Terra, non abbiano bisogno  di quella concreta fantasia capace di immaginare una realtà diversa,  di attribuire significati nuovi o rinnovati ai fenomeni e alle storie, di rimodulare e rimodellare l’esistente, renderlo più coerente con il benessere, di configurare scene di sviluppo e di progresso e poi verificare la realizzabilità di quelle scene.

L’uomo della strada pensa che sia proprio questo il pensiero nuovo di cui c’è bisogno. Dice che un pensiero nuovo è quello che riesce a combinare la ragione con l’emozione, la logica con lo stupore, la consapevolezza del limite con la tensione allo sconfinamento.

Un pensiero nuovo è quello che esclude la mediocrità, il qualunquismo, il disinteresse, l’apatia, l’immobilità, l’abitudine, l’uggia, la noncuranza, il disincanto, la smemoratezza, l’inganno, la menzogna.

Un pensiero nuovo è quello che contempla le passioni: per le proprie storie, per quelle che attraversano il mondo. Passioni quotidiane, costanti, tenaci, personali, sociali. Passioni per le piccole cose e per quelle grandi. Per l’umanità e per la natura che all’umanità presta accoglienza e riparo.

E’ un pensiero che adora la scienza e la tecnologia soltanto a condizione che scienza e tecnologia producano benessere, sviluppo, progresso, che rappresentino un dono che l’uomo fa all’uomo.

L’uomo della strada pensa che soltanto ai bambini sia concesso il privilegio di un pensiero così, che soltanto il pensiero nuovo dei bambini  possa salvare il pianeta dal disfacimento. Alternative non ce ne sono. Così pensa l’uomo della strada. Ma è soltanto un pensiero dell’uomo della strada.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 14 agosto 2022]

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