I rischi del PNRR al Sud e gli errori sulla Pubblica Amministrazione

Lo stesso Rapporto è utile per inquadrare il ruolo della Pubblica Amministrazione nelle regioni meridionali e, dunque, per comprendere il peso dei ritardi e delle inefficienze imputabili al sottodimensionamento del personale e al carico burocratico. Banca d’Italia registra un peso dei servizi pubblici al Sud pari al 33% del valore nazionale sia in termini di valore aggiunto, sia in termini di occupazione. Meno del 26% è invece il peso del settore privato. Ciò a dire che lo sviluppo economico del Sud è fortemente ancorato al pubblico impiego, sia come datore di lavoro, sia come ancella dell’imprenditoria privata.

Su questo aspetto, il problema italiano è nella sovrabbondanza di leggi, che deriva dalla produzione di norme senza soluzione di continuità; norme che vengono generate senza alcuna attenzione a quelle già esistenti. Nell’ultimo Rapporto sulla legislazione dell’Osservatorio della Camera dei deputati, del 2019, è stato calcolato che mentre l’Inghilterra ha prodotto 37 leggi, la Spagna 13, l’Italia, nello stesso intervallo di tempo, ne ha prodotte 93 (Germania e Francia non fanno meglio di noi). È un caso lampante di ipertrofia normativa, alla quale potrebbe essere posto rimedio con la codificazione a diritto costante, ovvero con la raccolta di norme disperse in leggi diverse e rese coerenti, così da poter abrogare i testi precedenti. Il secondo aspetto rilevante da considerare per dar conto del possibile fallimento, nel Mezzogiorno, del Piano nazionale di ripresa e di resilienza è il sottodimensionamento della pubblica amministrazione. A seguito soprattutto del blocco del turnover sciaguratamente voluto dal Governo Monti nel 2012, la pubblica amministrazione italiana si è trovata ad avere un’incidenza del personale rispetto ai residenti di gran lunga inferiore alla media europea e nel Mezzogiorno inferiore al Centro-Nord. A ciò si aggiunge una bassa dotazione di capitale fisso (si pensi ai computer, mediamente molto vecchi, in dotazione dei Comuni), l’elevata età media dei dipendenti (55 anni), retribuzioni basse, titoli di studio non adeguati, molti/troppi contratti precari. Il meccanismo dei bandi predisposto nel PNRR, come è noto, prevede che i Comuni presentino progetti da sottoporre a valutazione. Ebbene, i comuni meridionali ben di rado hanno progettisti e ancora più raramente riescono a pagare progetti redatti all’esterno. Ne segue un proliferare di progetti presentati vecchi e, dunque, non innovativi.Ne costituisce esempio il proliferare di asili nido: viene da chiedersi se (pur riconoscendo che gli asili nido possono accrescere l’occupazione femminile e che comunque costituiscono una prima occasione importante di socializzazione dei bambini), in piena denatalità, lo sviluppo del Mezzogiorno passi solo o prevalentemente per queste strutture. Il problema nasce dalla miopia del Governo Draghi: l’aver cioè avviato il PNRR senza aver preventivamente proceduto a irrobustire la macchina amministrativa e delegando a quest’ultima la responsabilità della spesa. A ciò si è aggiunto l’errore del Ministro Brunetta di aver ritardato i concorsi nella pubblica amministrazione, proprio quando il Paese, il Sud in particolare, e proprio il Governo a guida Mario Draghi avevano un disperato bisogno di assumere nella pubblica amministrazione.

[“IL SOLE 24 ORE”, lunedì 10 ottobre 2022]

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