Inchiostri 17. Giorgio Morandi a Grizzana

di Antonio Devicienti

Giorgio Morandi, Paesaggio di Grizzana, 1932, acquaforte su rame.

Dalla finestra della casa di Grizzana Giorgio Morandi percorre col binocolo, palmo a palmo, il paesaggio.

Dipinge per mediata visione, per distanza e non distratta concentrazione.

Sono anni di guerra, i colori che trasceglie spesso cupi oppure si risolve per l’acquaforte, ardua variazione di bianchi, di neri e di grigi: sfollato a Grizzana per sfuggire ai bombardamenti su Bologna, non dimentica l’angoscia né la minaccia.

Fa, seppur con difficoltà e senza serenità, quello che meglio sa fare: dipinge, fedele all’imperativo  che pretende giustezza dell’atto, coerenza di scelta, solitudine aperta al dolore comune, all’angoscia condivisa.

Morandi a Grizzana ascolta la radio mentre dipinge; sul tavolino accanto al capezzale del letto tiene un Leopardi e un Pascal: alberi, ombre, caseggiati, forme d’un silenzio di studio e d’attesa.

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