Profondità o superficialità: che cosa consegnare al futuro

di Antonio Errico     


Eric J. Hobsbawm

L’uomo senza memoria vagola confuso ed incerto  nel presente che attraversa. Non sa qual è la logica del suo andare, qual è la ragione del suo fare. Non trova una spiegazione oppure una spiegazione neppure gli interessa.

Una civiltà senza memoria si ritrova nella stessa condizione. Si muove alla cieca, senza logica, senza ragione, oppure con logiche e ragioni circoscritte al contingente, frammentate, usate all’occorrenza e dopo l’occorrenza rimosse, rifiutate.
Non abbiamo più memoria. Né del passato lontano, né di quello vicino. Ci muoviamo in un presente che sembra sospeso nel vuoto, come se non avesse provenienza e neppure destinazione.

La Storia, quella condizione che dovrebbe insegnarci a pensare e ad agire senza ripetere errori già fatti, a ripercorrere  sentieri virtuosi, non costituisce più un riferimento.
Abbiamo l’impressione che tutto quello che accade intorno a noi stia accadendo per la prima volta. Per cui  non siamo capaci di orientarci perché ci manca l’esperienza. Tutto quello che viviamo, i problemi con cui ci confrontiamo, i disagi che affrontiamo, spesso assumono una fisionomia spettrale perché non abbiamo memoria degli stessi problemi, degli stessi disagi che altri hanno vissuto prima di noi, o che noi stessi abbiamo vissuto. E’ come se qualcosa ci avesse privato della coscienza del passato, e forse è così. Ma non è stato qualcosa, qualcuno a noi estraneo a privarci. Ce ne siamo privati da soli.

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