Manco p’a capa 115. E quindi siamo otto miliardi!

Nessuna specie, quindi, decide di smettere di crescere. È il resto della natura a fermarla. Di solito le risorse finiscono (fame) e inizia la competizione tra chi cerca di appropriarsene (guerre), per non parlare di malattie mortali che diminuiscono la pressione della specie sulla natura, riducendo il numero di individui. Ho affrontato il problema in un altro post (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/09/10/leconomia-globalizzata-ha-come-risultato-il-cambiamento-globale-fa-parte-del-gioco-della-natura/6315570/). Ma noi siamo intelligenti, in teoria. Potremmo decidere di limitare le nascite, e sappiamo anche come farlo. Ho scritto un post recentissimo sull’argomento (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/03/la-crescita-demografica-come-quella-economica-non-puo-essere-infinita/6857782/) e a quello rimando, consigliando anche di leggere i commenti. La politica è il prodotto di azioni miranti a proteggere le risorse per una determinata porzione della popolazione. I confini degli stati sono “marcature” del territorio che dicono: qui è mio, tu non ci devi venire. Non per niente ho scritto un libro intitolato: Ecco perché i cani fanno la pipì sulle ruote delle macchine. Ogni cane cerca di delimitare il suo “stato” marcandone i confini, per tenere lontani gli intrusi. Vi viene in mente l’attuale crisi dei migranti e le dispute tra Italia e Francia? Avete indovinato. E i migranti vengono qui perché fuggono da situazioni invivibili. I nostri giovani fuggono per motivi analoghi, anche se le aspettative sono molto maggiori. Presto non ci saranno più posti dove “fuggire”. Sono stati elaborati modelli matematici che predicono l’anno in cui ci fermeremo, e il numero massimo che raggiungeremo. Ma poniamo che il numero massimo sia otto miliardi, invece che dieci: come fermarci? Potremmo ucciderci tra noi, morire di fame o di malattie, come fanno tutti gli animali. Oppure potremmo ridurre la fertilità, contravvenendo alla legge della crescita e imponendo dall’interno la legge del limite che, per natura, agisce dall’esterno. Saremo tanto intelligenti da andare contro la natura che ci impone la crescita, per restare in armonia con la natura che ci impone il limite? Le altre specie non lo capiscono. E noi? Le parole che dovrebbero definire questa “decisione” della specie sono equilibrio, stabilità, armonia.  Pare che lo abbiano capito tutti, ma nessuno vuole fare il primo passo e se un paese dovesse farlo (noi lo stiamo facendo, visto che abbiamo smesso di crescere) ecco che arrivano i fautori della legge della crescita: gli altri crescono, e noi chi siamo? I più scemi? Cresciamo anche noi. D’altronde tutte le specie si comportano così e, da zoologo, non posso che constatare che non siamo diversi da loro. Ci fermerà la natura.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 15 novembre 2022]

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