Manco p’a capa 123. Un’economia destinata al collasso

di Ferdinando Boero

A Natale, in Salento, molti hanno fatto il bagno in mare. Non erano temerari: il sole era caldo e l’acqua non aveva la solita temperatura invernale. Non si tratta di un fatto locale. Nel 2022 la temperatura degli oceani, a livello globale, non è mai stata così alta da quando la misuriamo (https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s00376-023-2385-2.pdf?pdf=button%20sticky). Magnifico! Possiamo fare il bagno per gran parte dell’anno, gli stabilimenti balneari possono restare aperti, e si aprono nuove prospettive per la tanto auspicata destagionalizzazione del turismo marino. Certo, dispiace per chi ama lo sci, visto che la neve scarseggia (ma c’è quella artificiale). Le case al mare saranno usate di più. Questi aspetti positivi del riscaldamento globale, però, hanno effetti disastrosi. Siamo abituati a considerare in modo differente le condizioni atmosferiche rispetto a quelle oceaniche, ma i due sistemi (oceani e atmosfera) sono fortemente interconnessi. Se fa caldo l’acqua oceanica evapora e passa nell’atmosfera, diventa nuvole. Prima o poi scende, e quanta più ne sale, tanta più ne scende. Basta guardare le previsioni del tempo, con le perturbazioni atlantiche che si spostano da ovest verso est per capire che l’acqua che bagna l’Italia è quella dell’Atlantico. Anche se da casa vostra non si vede l’oceano, quando piove è l’oceano che vi bagna.

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