Allegra e le 96 tesi (Atto II)

ALLEGRA. Non gli bada. È un libello incendiario scritto da teologi tedeschi e ora tradotto in molte lingue. Circola anonimo anche nel mondo laico e presso altre religioni. I sostenitori delle tesi sono ovviamente sconosciuti alle gerarchie curiali. Ci sono però anche prelati d’alto profilo dalla nostra parte che aspettano il giorno propizio per uscire allo scoperto. Il fior fiore della intelligenza teologica. C’è il ramo maschile dell’organizzazione. Preti, frati, monaci pronti alla rivolta contro la degenerazione del sacro. Essi hanno una organizzazione parallela con altro tipo di mimetizzazione.

ALESSABDRO. Prudentemente.

CESARE. Prudentemente.

PIETRO e ALLEGRA. Prudentemente.

ALESSANDRO. E anche questa che viene da noi è una suora del movimento?

ALLEGRA. Sissignori. Suor Gioiosa. Verrà con le tesi che voi potrete fotocopiare e diffondere presso gli amici fidati. Io ho capito che voi, presi da simpatia per noi…

CESARE. A questo punto puoi anche dire: presi da nuova passione…

ALLEGRA. …presi da simpatia per noi non ci tradirete. Li fissa sorridendo.

PIETRO. Tradirti? La mia devozione è già fissata su di te. Dimmi, dunque: la tua fiducia in noi da cosa nascerebbe?

ALLEGRA. Dalla vostra sana sensualità.

CESARE. Sana, dici?

ALLEGRA. Sanissima a confronto con certa che circola nel nostro territorio.  Sì, siete un po’ svagati da romanzi passatisti.

ALESSANDRO. E pensare che ci vergognavamo della nostra iniziativa di questa sera.

ALLEGRA. Scusati a prima vista Ora capite quale sia la posta in gioco nel rischio grande che affrontiamo. Sapeste di quali iniziative verso noi sorelle certi fratelli dovrebbero vergognarsi. D’accordo in altre parti del mondo, non in Italia. Come donne siamo sole e indifese. Non so se è onesto che io vi abbia turbato.

CESARE. Siamo commossi dalla tua solitudine focosa.

ALLEGRA. È dall’abisso delle sofferenze che sono nate le 96 tesi con le quali stiamo cercando di convincere il mondo esterno perché ci aiuti. Davvero voi sarete tra le persone giuste che daranno un contributo alla loro diffusione. Fanciulloni elettrici, quel tanto birboni con le donne. Il gioco è natura. Bisogna tornare alla schiettezza delle relazioni umane.

CESARE. Illustraci qualcuna delle tesi. Il testo ce lo porta la tua gioiosa sorella, no?

PIETRO. Per voi sarà una azione nobile oltre che un piacere illustrare la tesi sulla sana sessualità a noialtri ragazzoni che lavoriamo con la pericolosa corrente elettrica.

ALLEGRA. A Pietro. Non mi sembrava che tu la dominassi così tanto qualche minuto fa.

ALESSANDRO. Anticipaci qualche altra idea, così vediamo se collima con le nostre tesi libertarie.

ALLEGRA. Non vedo nessun contrasto con le vostre abitudini libertine, quando preti e suore vogliono essere liberi di sposarsi e comunque non avere obbligo di castità.

ALESSANDRO. Oh benedetto il cielo! Tutto qui? E chi glielo impedisce? Dove sta il segreto, il rischio?

ALLEGRA. Sta. Nella crisi del sistema. La chiesa teme di perdere preti e suore custodi del suo patrimonio.

PIETRO. Comprendiamo e non comprendiamo. Tu vuoi, voi volete rimanere suore, ma non oblate? E chi si sposa che fa? Si cambia e si abolisce la religione un po’ alla volta?

ALLEGRA. Innanzi tutto pensiamo di abolire i seminari. Continuiamo pure a chiamare con la solenne parola di sacerdozio ogni alto impegno sociale.

ALESSANDRO. E così arriviamo ai cardinali e ai papi sposati.

ALLEGRA. Sissignore, e se con figli più con i piedi per terra. E sarà finita una volta per sempre anche questa storia degli abusi sessuali, specie in certe strutture ancora tribali dove il prete ha la stessa autorità e le stesse abitudini prevaricatrici del capo villaggio.

PIETRO. Infatti in zone di sottosviluppo il prete considera i fedeli come sudditi perché la sua autorità gli deriva da un malgoverno che gliela concede in cambio del controllo sociale.

ALESSANDRO. Di penetrare nella interiorità delle anime.

CESARE. Dei cuori.

PIETRO. Per la chiesa la vostra azione sarebbe uno shock da paragonare al sacco di Roma da parte dei Visigoti nel V secolo. Fine della Città Eterna.

ALLEGRA. Si tratta di smantellare strutture che sono diventate maligne nel volgere dei secoli, strutture che attirano individui con grossi problemi psicologici i quali andrebbero curati al lume delle scienze moderne.

CESARE. Chiedo scusa. C’è un uomo, magari un religioso che tu ami e non sa risolvere i suoi problemi? Ti vedi come suora sposata? In altra divisa? Certo furore politico ideologico quasi sempre nasce da una passione d’amore.

ALESSANDRO. Passione e furore.

ALLEGRA. Fissando Cesare. Immaginavo. Ma vi pare che lo tsunami che sta avanzando possa avere origine da una singola storia d’amore e di peccato?

CESARE. Una sola no, ma poi quando una storia è emblematica, quando un sasso si stacca, altre difese crollano. È la frana.

ALLEGRA. È la frana quando scopri che l’intimità fisica, che pure è una terapia, se accompagnata dal sentimento consente un livello di unione che nessun altro tipo di relazione permette.

CESARE. E non la scopri e basta. Devi godertela a ripetizione questa intimità. Dico bene?

ALLEGRA. Esatto. Questa scoperta comporta delle conseguenze. I nuovi teologi sono stufi di raccontare storie di miracoli, di usare un doppio linguaggio, quello emotivo per il popolo, ereditato dalla notte dei tempi, e quello razionale per gli intellettuali. Non sopportano più confratelli addestrati all’esorcismo rituale e vorrebbero dedicarsi all’aiuto psicologico e materiale per i bisognosi.

ALESSANDRO. E altre conseguenze?

ALLEGRA. Molti religiosi vogliono smettere di innervosire vestendosi da padri spirituali. Non c’è nessuna forza soprannaturale a sigillo di una persona con la volontà di aiutare un’altra. Ama il prossimo tuo come te stesso. Universale.

PIETRO. E se uno si ostina con il sigillo della vocazione? Della chiamata?

ALLEGRA. Non saremo chiamati più a uno a uno. Saremo chiamati insieme, sia uomini che donne. Saremo curati dai pensieri strambi che la storia ha generato, tra i quali l’idea che certi ideali possano escludere la grande avventura dell’amore fisico.

PIETRO. Mi sembra di risentire certi discorsi nei salotti parigini. Si diceva di Dostoevskij e della storia del Grande Inquisitore. L’uomo per paura di rimanere isolato e senza cibo rinuncia alla sua libertà e accetta l’autorità, il miracolo, il mistero. Allora cosa è mai una chiesa che sciorina riti di salvezza universale e nel contempo osteggia ogni movimento politico di liberazione?

ALLEGRA. E infatti si dichiara che il suo patrimonio immenso conquistato con i riti di salvezza debba passare agli stati nazione, non alla finanza privata. Affidato a un ministero per l’assistenza sociale e noi, un tempo definiti religiosi, saremmo gli impiegati di tale assistenza nelle varie forme: materiali, sanitarie, scientifiche.

PIETRO. Nei cenacoli parigini si diceva anche che la proprietà affidata alla suprema gestione di un principe, di un pontefice non è che l’aspetto antico del moderno liberismo finanziario con le gigantesche compagnie e al loro vertice veri e propri capi di stato.

ALLEGRA. Infatti come noi rigettiamo l’idea che l’economia in poche mani generi benessere universale, così siamo contrari a un governo assoluto del patrimonio di San Pietro.

CESARE. Non vi comoda più tal patrimonio?

ALLEGRA. Ci convince l’ipotesi di poter lavorare per lo stato piuttosto che per il principe. Questa idea non poteva che nascere nella mente di teologi tedeschi, cioè di cittadini con forte orgoglio nazionale.

PIETRO. Sarà come tu dici, però in questi tempi di gravi conflitti lo stato va a cercare la sua forza in un forte simbolo che è appunto la religione nazionale.

ALLEGRA. Bravo! Hai colto il problema. Si tratta di elevare certi pensieri all’altezza dei tempi. Vogliamo legare la chiesa alle nazioni. Se è vero che la religio, il vincolo, la religione civile è connaturale al gruppo umano, lo stato ha allora bisogno che i suoi cittadini siano legati da una fede negli interessi comuni e all’ombra della pace dettata dal Vangelo.

ALESSANDRO. Quindi un patriarcato nelle varie capitali e il Vaticano come museo a sostegno della finanza italica.

ALLEGRA. Ci accusano di frazionare in province il loro impero, quelle dei paesi avanzati e quelle dei paesi ancora poveri. Quando si è cominciato a sapere delle nostre tesi è iniziata la caccia per stanarci, per distruggerci. Sono state inventate truculente storie di passione tra preti e suore, come tra religiosi e non, per gettare fango sul nostro movimento. Storie con suicidi per convivenze tormentate, per cambi impossibili di attività lavorativa. Allora su certi giornalacci seminatori di fango si racconta che noi, traviati e ossessionati dal sesso, convenzionale e non, rinunceremmo di fatto a combattere contro le ingiustizie sociali.

ALESSANDRO. In verità i Supremi Poteri si sono sentiti sempre più vicini alla voce di Dio che a quella degli uomini.

CESARE. Di poveri mortali, dediti al commercio convenzionale e non, con le potenze dell’inferno.

ALLEGRA. E infatti qualche volta ci adattiamo a tale commercio demoniaco per la diffusione delle nostre idee.

CESARE.  Possiamo assicurare che nel nostro caso sarebbe un commercio angelico.

ALESSANDRO. Sto pensando a quelli che vi telefonano convinti di invitare belle donne a una passeggiata.

ALLEGRA. Ogni telefonata che chiede delle itineranti è un allarme. Si cerca di stanarci anche con pubblicazioni che sollecitano bassi istinti. Infatti quel vostro Malamò mi faceva sospettare all’inizio del nostro incontro un’autentica azione di spionaggio. Sono molto incuriosita di leggerlo se me lo prestate.

ALESSANDRO. Senza scandalizzarti?

Si sente il campanello di casa.

ALLEGRA. Senza sconvolgermi, come voi non vi turberete con la mia consorella.

Pietro va ad aprire e rientra con Gioiosa. Anche lei giovane donna. Bionda. Indossa pantaloni al ginocchio e blusa. Nello sguardo la consapevolezza di incantare l’universo maschile.

GIOIOSA. Buonasera. Sono Gioiosa. Tende la mano a Cesare e ad Alessandro fingendo indecisione su dove lasciare la borsa. Ad Allegra. Ciao, sorella. Baci tra le due donne. Il vento caldo ha strappato i veli?

ALLEGRA. Mania del jazz, sorella. Quando trovi dei campioni dello swing.

GIOIOSA. Toglie dalla borsa quello che appare un dattiloscritto rilegato con la spirale e glielo porge. Ecco qua. Avete cominciato a commentare qualcosa?

ALLEGRA. Abbiamo ragionato sul problema del celibato e del linguaggio religioso. Ma le tesi son ben novantasei e bisognerà adesso commentare solo alcune più vicine alla sensibilità di questi amici.

CESARE. Stiamo giustamente al nostro primo interesse.

GIOIOSA. Ad Allegra.  Allora, sorella, spuntiamo a matita quelle. Aiutami.

Sedute a un tavolino confabulano sul testo aperto. Gioiosa lancia occhiate ai tre uomini.

ALESSANDRO. In disparte a Pietro. Ma dove sei andato a pescare queste qua?

PIETRO. Tranquilli. Volgiamo in letizia il mio errore. Certi siti in Internet si somigliano. Facile sbagliarsi. Adesso non ci resta che esporci all’urto del vento.

CESARE. Indicando le ragazze. Io affronto quella più tempestosa.

PIETRO. Mah! Scuote la testa. Casa di cura per casa di cura facciamo finta di interessarci ai loro tormenti teologici. Tranquilli, qui non si incorre nell’errore di papa Leone X.

CESARE. Cioè?

PIETRO. Lui pensava che le tesi di Martin Lutero fossero beghe tra monaci.

CESARE. Mentre noi pensiamo alla nobile arte di alzare il prezzo delle prestazioni.

PIETRO. Pescano con reti molto sofisticate. Ma forse che io non mi chiamo Pietro come il pescatore? La contestazione del diritto canonico e della dottrina della chiesa ci offre un magnifico sfondo dialogico in un incontro intrigante con due femmine da schianto.

ALESSANDRO. Poi vien magnifico lo sfondo dottrinale e più da schianto il fondo spesa.

CESARE. Ad Alessandro. Dai, non disperare. A te non manca il bell’aspetto né la filosofia del senso comune. Vedrai che le tue doti colpiranno.

ALESSANDRO. Io ho paura che qui di diritto o di rovescio sia coinvolta una clinica per tipi originali; allora dobbiamo stare attenti anche al solo proposito di divertirci a scambiare battute. Vedo rischi anche nelle sole nostre risposte e non dico altro.

PIETRO. Ad Alessandro. Potresti aver ragione. Stiamo comunque attenti. Osserviamo il comportamento di questa seconda. O è più svitata della prima, scoppiata anche lei con selvaggia liberazione degli istinti, allora è veramente pericolosa, oppure potrebbe essere una vera suora dalla personalità trascinatrice.

CESARE. Da fare impazzire.

PIETRO. Con idee di altezza rivoluzionaria.

ALESSANDRO. E allora, indicando le ragazze, saremmo davanti a un pericolo spettacolare.

Le due donne si levano dal tavolo e si avvicinano ai tre amici.

GIOIOSA. Ad Allegra. Hai lasciato perplessi questi signori? Agli uomini. Suor Allegra è alquanto precipitosa nelle sue iniziative.

PIETRO. Apprezziamo il vostro furore ideologico.

GIOIOSA. È un passaggio delicato, pericoloso a volte, aprirsi a gente nuova con una azione contestatrice di dottrina e diritto.

CESARE.Permette, sorella…

GIOIOSA. Lascia stare il lei e la sorella. Vestita così non lo sono. Permetto. Dimmi allora.

CESARE. La vostra azione viene aperta e condotta sotto abiti diversi?

ALLEGRA. Ci vorreste in costume da bagno?

GIOIOSA. Da quel che mi ha detto al telefono suor Allegra ho capito che non badate a certe esteriorità. E poi l’argomento non è stato già avviato da suor Allegra?

ALESSANDRO. Magnificamente, ma solo avviato.

CESARE. Il preambolo è molto chiaro.

GIOIOSA.  Seria. Controllata. E cioè?

CESARE. Che ad alcune di voi non dispiacciono gli uomini.

GIOIOSA. Non è desiderio proibito un piacere dei sensi che si accompagni alla simpatia. Noi parliamo della necessità di non subire ricatto psicologico ed economico. Vogliamo strappare la maschera. Non riuscirà più questo potere superiore alla nazione a farci sentire sudditi, cittadini impotenti dal voto inutile. Né cadremo per reazione in un sentimento di rivalsa, di onnipotenza, scaturigine dei totalitarismi.

CESARE. Il concetto mi giunge complicato.

ALESSANDRO. Rivolto a Cesare. Cesare, non distrarti. Stai attento. La sorella ti parla chiaro. Il cittadino di una nazione democratica lavora con un contratto che va modificato con l’azione politica. Sei impotente? Nazione debole. Sei esaltato? Nazione autoritaria. Senza contratto sociale hai una idea sballata del valore del tuo lavoro.

ALLEGRA. Senza contratto sei tra carità e appropriazione. Lo sappiamo bene noi donne che abbiamo imparato a ficcare in testa a voi uomini una idea precisa sul valore del nostro lavoro. Volta improvvisamente a Pietro. Pietro, hai la fotocopiatrice?

PIETRO. Certo, perché?

ALLEGRA. La sera è ancora lunga. Copierei delle pagine specifiche che avremmo sottomano per semplificare il discorso.

PIETRO. Provvedo. Accompagnami. Escono col testo portato da Gioiosa. Si sentiranno risate e voci allegre dei due. Gioiosa lascerà a lungo incerti Alessandro e Cesare.

GIOIOSA. Ditemi sinceramente. Sarei di troppo io qui considerando la preparazione e la competenza di suor Allegra?

CESARE. Assolutamente! Con la tua parola libera e persuasiva l’incontro assume ben altri aspetti.

ALESSANDRO.  In un clima di disponibilità.

GIOIOSA. Guardando di traverso Alessandro. Suppongo che Allegra vi abbia già spiegato che noi altre stiamo vivendo una fase delicata della nostra vita. Di cambiare il sistema se ne parla da tempo, ma oggi ci mettiamo in cammino per farlo. È una nuova agape.

CESARE. Sarebbe un cammino… cooperativo.

ALESSANDRO. Di gruppo?

GIOIOSA. Certo, cooperativo o di gruppo. Cosa cambia?

ALESSANDRO. Non cambia, salvo problemi di scelta nell’agape.

GIOIOSA. Oh signori. Siete divertenti. Levatemi una curiosità. Voi originariamente, quando avete telefonato, pensavate di giocarvela l’Allegra?

CESARE. Rischiavamo una serata avvilente di amici intristiti da vecchi ricordi e allora…

GIOIOSA. E allora cercavate una ragazza che vi distogliesse dalla tristezza.

CESARE. Si pensava di invitare a cena una donna vivace, di studio.

GIOIOSA. E avete centrato quella là. Accenna alle voci e alle risate che giungono dall’altra stanza. Dai, non vi credo che vi sarebbe stato utile tanto studio. Qui in casa, nella baldoria, in mezzo a una raffica di battute sciocche ve la sareste passata sulle ginocchia l’Allegra; poi il meno spento dalle bevute se la sarebbe per primo portata a letto, sperando di procurare allegria e soddisfazione anche a lei.

ALESSANDRO. Non contesto se vuoi vederci in questa prospettiva. Ma non si escludeva una serata in semplice compagnia, in un dialogo amichevole, quasi una terapia.

GIOIOSA. Di una regolare terapia col transfert senza sesso vi sareste accontentati?

CESARE. Alessandro è rinunciatario, come vedi. Le donne intelligenti hanno sempre apprezzato come io invece so sostenerle sulle mie ginocchia.

ALESSANDRO. Comunque la serata fosse andata a finire sapevamo di non essere innocenti.

GIOIOSA. Comunque andrà a finire vi scoprirete virtuosi.

ALESSANDRO. Si pensava a un testo letterario col quale coinvolgere Allegra.

GIOIOSA. Prima le pagine oscene e poi le miserie della critica letteraria, immagino.

ALESSANDRO. Vai a pensare che Allegra era una religiosa coinvolta in un progetto coraggioso e rischioso. Certamente di portata storica.

CESARE. E vai te a immaginare un nostro piacevole coinvolgimento nelle vostre iniziative.

GIOIOSA. Lo deduci dall’aria di festa che adesso vien di là? 

CESARE. Continuano a ridere.

GIOIOSA. Lo sento anch’io. Avranno qualche buon motivo. Sei preoccupato?

CESARE. Preoccupato di che?

GIOIOSA. Che il padrone di casa ormai si avvii a chiudere la serata.

CESARE. Siam qui per riaprirla.

ALESSANDRO.Scusa, visto che comunque abbiamo conquistato anche la tua fiducia non si potrebbe passare a un quadro più chiaro della situazione?

GIOIOSA.  Sono pronta.

ALESSANDRO. Potremmo allora ipotizzare un avanzamento della nostra iniziativa? CESARE. Magari anche con un passo più veloce?

GIOIOSA. Certamente, se giungeremo a una piena intesa tra noi.

CESARE. Tal quale in atto tra suor Allegra e il nostro amico?

ALESSANDRO. Tal quale. Mi par che si siano intesi alla grande quei due. Non ridono più.

GIOIOSA. Con forte esclamazione. Oh per i sette diavoli! Cosa sospettate? Vi sembra che suor Allegra stia travalicando la missione?

ALESSANDRO. Insomma.

GIOIOSA. Beh certo. Nessuna missione può escludere l’avventura, anzi è vivificata dall’avventura. Vi sembra che lei stia… per lasciarsi andare, per cedere di là?

CESARE. Mi pare in quei due che ogni tentennamento….

GIOIOSA. …stia per essere superato. Allora dovrò raccontarvi l’avventurosa storia della mia consorella. Ascoltatemi attentamente. Allegra ha una laurea in filosofia. Nell’incertezza di riuscire a insegnare quella materia ha continuato gli studi per avere un baccellierato in teologia. Qui il dramma.

ALESSANDRO. Sempre quello. Donne che leggono troppo.

GIOIOSA. Ha preso il velo perché devastata da una storia con un monsignore che insegnava teologia medioevale.

CESARE. Tempi dell’amor platonico dei chierici. Chiare, fresche, dolci acque…

GIOIOSA. Travolgente vicenda passionale tra maestro e allieva. Lui non poteva certo sposarla. Entrambi sono stati distrutti dalla paura e dal senso di colpa.

ALESSANDRO. E quindi decisione del velo.

GIOIOSA. Drammatica.

CESARE. Violenta reazione. Doveva essere curata.

GIOIOSA. Logico ricorso a una terapia, ma l’aiuto non c’è stato. La famiglia, a quanto mi confessava lei, non sapeva niente della relazione e credeva alle sue parole di voler fare la missionaria, di essere madre putativa di una nidiata di bimbi abbandonati.

ALESSANDRO. Avresti potuto aiutarla tu che sapevi la verità.

GIOIOSA. Stavo peggio e anch’io entrai in convento.

CESARE. Grande passione anche la tua?

GIOIOSA. Grande passione anche la mia, ma non prima di essere passata come allieva prediletta di docenti fissati col medioevo e con il culto delle vergini. Ero al corso di filosofia io. Ma torniamo alla mia amica. Lei in convento ebbe una accelerazione dei sintomi depressivi e cominciò a comportarsi da pazzerella mettendo consorelle e padri spirituali in forte allarme. Cosa è successo? Ha cominciato a insegnare in istituti privati e ha conosciuto alcuni religiosi e religiose in contatto col gruppo delle tesi. Nel contempo, perfettamente guarita, si è messa a fingere di essere ancora un po’ svirgolata. Così certe frequentazioni non insospettiscono la superiora. Una volta che si è ripresa dalla malattia d’amore si è accanita con le nuove idee. Anche a scuola cerca almeno di mantenere lo spirito critico.

CESARE. Anche tu insegni?

GIOIOSA. Devo pur campare.

ALESSANDRO. Quindi niente più autorità, miracolo, mistero, ma amore, solo amore.

GIOIOSA. Pane e amore.

CESARE. E fantasia. Ricordo come da ragazzo a scuola ero concentrato nell’attenzione quando avevamo certe giovani supplenti.

GIOIOSA. Antepongo ancora quella a qualsiasi altro tipo di attenzione maschile. Beh, come dicevo, Allegra è entrata nel giro di preti che vorrebbero un profondo cambiamento. Finti matti anche quelli. Sempre innamorati: di suore, di parrocchiane che gli vanno a confessare le tentazioni togliendogli il sonno per tutta la notte, di sagrestane, di cuoche, ricamatrici e lavandaie. 

CESARE. Nel basso clero.

GIOIOSA. Eh no, ragazzo mio. Anche in alto.

CESARE. In alto?

GIOIOSA. In alto. Molto in alto. È dall’alto infatti che le 96 tesi hanno potuto spiccare il volo assumendo una dimensione planetaria.

ALESSANDRO. E tu? La tua passione? Sarà stata una svolta nella tua esistenza.

GIOIOSA. Oh sì. Tempesta di mille furie quando, ormai suora, incontrai un monsignore patito per Giordano Bruno. Quello arso in Campo dei Fiori a Roma, sapete?

ALESSANDRO. Certo. Tutta la cattolicità lo sa.

GIOIOSA. Ma pochi sanno che lui definiva la nostra mente la manifestazione più alta delle mirabili trasformazioni della natura, vale a dire della materia, anima mundi. Ne deriva che l’ingegno dell’uomo si occupa ne l’azione per le mani e contemplazione per l’intelletto; de maniera che non contemple senza azione e non opre senza contemplazione.

CESARE. Anche con te il gagliardo canonico si adoperava con occhi e mani.

GIOIOSA. Sissignore.

ALESSANDRO. E neanche lui poteva sposarti.

GIOIOSA. Aveva un’altra amante possessiva.

CESARE. Questo per il passato. Ora però con diversità d’abito vi ponete in mezzo tra mondo interno e mondo esterno.

GIOIOSA. Da quando finalmente andiamo a insegnare ci vestiamo come ci piace. E ciò favorisce la nostra azione.

ALESSANDRO. Niente velo.

GIOIOSA. Comunque ci lasciamo svelare da uomini di fiducia.

ALESSANDRO. Così potete sentirvi più professoresse che…

GIOIOSA. Promesse a uno sposo celeste, immagino che tu voglia dire. Per fortuna, coinvolte nel complotto antisistema, abbiamo scoperto che certi uomini molto istruiti non disdegnano di intrattenersi con donne colte che essi addirittura poi vogliono pagare. Si ostinano con le ricompense. E, se non con il volgare denaro, allora con cene, vestiti, gioielli, vacanze. L’oblazione deve essere obbligatoria per questi nevrotici altrimenti la terapia non funziona. E anzi direi che, essendo questi degli intellettuali che pensano troppo e quindi lenti nell’adoperarsi, spesso la soddisfazione è più nostra che loro.

ALESSANDRO. Per noi uomini gli esami non finiscono mai.

CESARE. Per me gli esami riprendono stasera sul problema della eterogenesi dei fini.

GIOIOSA. Non sono poche le volte che davanti a una discussione sulle 96 tesi un uomo sotto il dominio dei sensi si perde in contestazioni stupide, in deduzioni che fanno acqua. Non è solo un problema di gestione della propria sessualità. Si vuole riformare l’istituzione chiesa, la chiesa universale.

CESARE. Io mi accontenterei anche della riforma della sola chiesa italiana. Essa ha scomunicato l’unità nazionale e allora la gente continua a seminare peccati d’ogni genere.

GIOIOSA. Noi siamo felici quando incontriamo un religioso di stampo moderno. Per la passione non scevra da timidezza che costui mette nelle omelie, per l’esercizio sistematico del dubbio ormai rappresenta l’unico vero intellettuale che infiamma noi donne.

Rientrano Pietro e Allegra con aria di piena soddisfazione. In mano fogli che potrebbero essere fotocopie.

ALLEGRA. Ad Alessandro e Cesare. Allora vi ha annoiato la mia Gioiosa?

ALESSANDRO. Annoiato?

ALLEGRA. Ma sì, con questa cospirazione.

CESARE. La cospirazione tra uomo e donna è erotismo al massimo livello.

ALESSANDRO. Le rivelazioni di Gioiosa ci hanno sorpreso e coinvolto nel vostro anelito di libertà.

ALLEGRA. Non dubitavo. Donne libere con uomini liberi.

GIOIOSA. Ad Alessandro e Cesare. Sono contenta se vi piaccio. Sono contenta di non trovarmi in una situazione d’allarme.

CESARE. Siete state costrette qualche volta a darvi alla fuga?

GIOIOSA. Finora no. Nella conversazione telefonica vedi la statura culturale.

ALESSANDRO. E incontrate gentiluomini, come dire, impazienti?

ALLEGRA. Capita, ma in quel caso sappiamo come invertire i tempi. Sulla cospirazione ci si svela dopo.

PIETRO. Alla fin fine svelandovi passano in secondo piano le lamentele sulla solitudine di voi religiose, già che ci confermate della possibilità di un sollievo.

GIOIOSA. La solitudine è accettata perché non si ha idea di quella che potrebbe essere una vita più completa. Ma non si sfugge alla crisi esistenziale quando ci si accorge di officiare riti con parole della tradizione ormai prive di senso alla luce della scienza e della logica formale.

PIETRO. E allora per uscire dalla crisi i religiosi, così come i credenti in generale, se vogliono vivere nel mondo moderno, sono chiamati a tradurre i contributi rilevanti della loro fede in un linguaggio universalmente comprensibile. Non si chiede che rinuncino alla loro tradizione identitaria, ma alla autorità vincolante e alla validità universale della dottrina che tale tradizione ha sempre preteso.

ALLEGRA. Donare speranza e consolazione non sono atti magici. Basta imitare le persone semplici, del popolo. Per convenzione si dice di imitare Cristo.

GIOIOSA. Per i solitari c’è sempre la consolazione della filosofia. Per i non solitari interviene l’impulso a trovarsi secondo forme codificate dalla tradizione o secondo forme più adatte ai tempi nuovi.

PIETRO. Noi solitari neanche la filosofia ci consola.

CESARE. Ci consolano solo le donne. Siamo corrotti.

GIOIOSA. A Cesare. E non stai scherzando. Dici la verità. Siete corrotti non perché solitari, e questo non mi sembra proprio, ma perché come tecnici intervenite sul paesaggio umano come se fosse un paesaggio primordiale e non un paesaggio storico. Anche il corpo femminile per voi rientra in quel paesaggio aperto al dispiegarsi degli istinti.

ALESSANDRO. C’è dell’acume in questa tesi.

CESARE. Ad Alessandro. Non sei nuovo a questo tipo di accuse da parte di una donna. Lo sappiamo.

GIOIOSA. Voi, puri tecnici, semplici manipolatori di macchine, siete selvaggi con una religione primitiva che vi mantiene così, selvaggi.

ALLEGRA. Quando avrete il pieno ausilio dell’intelligenza artificiale, priva del senso del tempo, di fatto rimarrete fermi in una eterna preistoria.

PIETRO. I discorsi che sentivo con Teresa nei salotti parigini.

ALLEGRA. Hai nostalgia di questa Teresa, vero? Era più carina di me?

PIETRO. Era carina. Punto. Adesso il mio desiderio è di intrattenermi con donne che non mi innervosiscano con domande a cui i miei studi non possono dare risposte.

ALLEGRA. Selvaggio!

CESARE. A Gioiosa. Io sarei interessato a una discussione con te sul peccato originale che mi mantiene in uno stato di selvatichezza. Andiamo di là e mi spieghi?

GIOIOSA. Andremo e ti accontenterò, ma voglio capire prima se Pietro ha afferrato il nesso tra corruzione e paesaggio.

CESARE. Sullo sfruttamento delle risorse.

PIETRO. Da condividere? In teoria d’accordo, purtroppo nella realtà c’è sempre una precedenza nei processi della evoluzione naturale.

ALLEGRA. Appunto. Selvaggia è ogni precedenza, ogni scala gerarchica.

GIOIOSA. Voi ingegneri vi inventate le soluzioni tecniche più efficaci, illuminate le città, ma non vi chiedete se è quella la luce che vogliono i cittadini.

ALLEGRA. Rimane il buio nei vostri cuori. Voi scambiate un paesaggio storico per un paesaggio naturale, ma non esiste più un selvaggio ovest o un selvaggio est, un nord o un sud da far entrare nella storia.

PIETRO. E con questo intendete anche dire che cerchiamo le femmine e non riusciamo a vedere le donne.

ALESSANDRO. La natura fa la femmina, la storia fa la donna.

PIETRO. Scontato, già detto da altri, e Alessandro ne ha esperienza. Allora chiudiamo la discussione con un brindisi. Brindiamo alle belle donne che possono conciliare natura e storia!

ALESSANDRO. Brindiamo alla grazia e alla intelligenza delle nostre amiche.

CESARE. Viva la natura in fiore!

ALLEGRA. Agli uomini illuminati, agli illuministi!

Si muovono per bicchieri e spumante. Sono quindi tutti pronti a brindare, ma…

GIOIOSA.  Scusate. Ho uno strano pensiero.

ALLEGRA. Anch’io ho uno strano pensiero.

CESARE. Io da tempo.

PIETRO. Alle donne. Avevate un pensiero che rischiava di sfuggirvi?

ALESSANDRO. Io mi ero fissato.

ALLEGRA. Infatti, Gioiosa, i nostri amici hanno uno sguardo, come dire, tra l’irritato e l’impaziente.

GIOIOSA. Ti credo. Sono in tre e hanno solo due femmine, scusate, solo due donne.

CESARE. Sia gioia condivisa anche così!

ALESSANDRO. Così proprio no.

Levano i bicchieri baciandosi e abbracciandosi. Musica jazz. Alessandro sembra il più trascurato dalle ragazze.

GIOIOSA. Sarebbe un vero brindisi alla gioia se si fosse qui in una situazione di parità tra noi.

ALESSANDRO. Intenderemmo meglio il discorso sulla riforma dei costumi religiosi.

ALLEGRA. Ad Alessandro. Infatti, Alessandro, ho portato a termine di là con il tuo amico una interlocuzione di sommo livello.

PIETRO. Agli amici. Non del tutto a termine perché lei era preoccupata per Gioiosa lasciata a badare a due selvaggi di qua.

GIOIOSA. Mi avrà invidiata invece. Ad Allegra. Beh. Potremmo risolvere la disparità con questi nostri amici. Ti pare? Ai tre. Mi permettete una telefonata?

PIETRO, ALESSANDRO, CESARE. Sì!!!

GIOIOSA. Allegra viene con me allora.

Allegra e Gioiosa escono.

ALESSANDRO. Non sono pazze. Non sono pazze. Evviva!

CESARE. Fantastiche sono. Convertite dalle vecchie alle nuove costumanze.

ALESSANDRO. Nuove, nuove. Però, carissimi, ditemi un po’, quando avremo risolto il problema della parità di numero, ditemi, come la mettiamo col problema di chi ha avuto o non ha avuto?

PIETRO. Succederà che dobbiamo comportarci con intelligenza e serietà. Chi pensava di trovarci davanti a suore con fantasie romantiche, aperte al mondo?

CESARE. Il problema sarà com’è la terza che arriva.

ALESSANDRO.Dovremo ripensare i criteri di scelta.

PIETRO. Come sarebbe a dire?

CESARE. Alessandro ti chiede se ormai hai messo fuori gioco Allegra mentre eravate di là.

PIETRO. Quella fuori gioco… Ha di quelle riserve…

ALESSANDRO. Ma sì, l’ha ammesso che non è votata tutta al cielo. Vogliamo sapere come è andata veramente.

CESARE. Lui vuol sapere se deve lasciartela per un’altra interlocuzione o provare lui.

PIETRO. Provi, provi. Giudicherà lei.

ALESSANDRO. Oh che mi arrabbio. Mai andato a massaggiatrici del corpo e mi ritrovo queste: qui, massaggiatrici dell’anima. Ma ci pensate?

PIETRO. Ma bravo. Perché tu ci hai mai pensato che una nobile professione prevede una educazione permanente?

ALESSANDRO. Una come Allegra me la sposerei anche a costo di tradire un amico.

PIETRO. Ti darei una mano in caso di crisi.

ALESSANDRO. Va’ a farti…

CESARE. E se quella che arriva è una suora integerrima? Ahinoi. Finisce tutto. Me mi fa impazzire la Gioiosa. Combattuta com’è tra terra e cielo, io con la mia formazione laica la salverei. Mi piacerebbe darci però prima un colpo e vedere.

PIETRO. Senza aspettare l’altra che magari vorrà pure darti un’occhiata? Dare un colpo a Gioiosa senza vedere la terza che arriva?

Irrompe Gioiosa che si butta su Cesare afferrandolo per la camicia.

GIOIOSA. Sei un farabutto, ragazzo. Ti faccio impazzire. Ma la merce che arriva potrebbe farti impazzire di più. È così? Vuoi prima valutare me? Darmi un colpetto? Via. Andiamo. Tanto su Allegra non farci più conto. Cucù! Favorita di Pietro, il grande. Aspettiamo la terza missionaria? Lo molla. Aspettiamo. Ti consiglio di aspettare. Vedrai la femmina integerrima che arriva. Rivolta ai tre. Questa è ostinata, ancora più addentro al complotto per la riforma della Chiesa e si è fatta molti amici intellettualmente più attrezzati di voi.Ma non illudetevi che stia ai vostri giochi e alle vostre fantasie. 

CESARE. Inchiodata al voto di castità.

GIOIOSA. Ride. Schiodata del tutto, se è per quello. Oh! L’ho sentita io in uno dei suoi incontri segreti con religiosi incendiare gli animi recitando il discorso di lord Biron ai suoi amici in Pene d’amor perdute di Shakespeare: – Considerate quello che un tempo avete giurato: studiare e non veder donne. E al momento in cui avete giurato di dedicarvi allo studio, alla conoscenza, ognuno di voi in realtà ha rifiutato di leggere il miglior libro che esista al mondo. E quando potreste mai scoprire l’eccellenza dello studio senza l’aiuto di un volto femminile? Condannandovi a non leggere il libro della vita negli occhi di una donna voi avete rinnegato la stessa funzione della vista e chiuso il libro che nessuno dei più fantasiosi autori potrebbe mai scrivere. –

PIETRO. Giusto. Mi pareva.

CESARE. Shakespeare conforta sempre.

GIOIOSA. Non è tutto. Costei è bravissima anche, diciamo così, nel controspionaggio.

CESARE. Usa la camera da letto per scoprire l’infiltrato?

GIOIOSA.Esattamente. Ha un’arte finissima a letto. Scopre il nemico e castiga il deficiente.

PIETRO. A Gioiosa. Adesso non stare a intimidirci. Che l’avreste chiamata a fare? Se costei ha l’arte finissima di individuare a letto la spia come l’imbecille, io ti dico, quanto a me, che lei potrebbe anche sorprendersi di stringere tra le braccia uno abituato al doppio gioco.

GIOIOSA. Ti prenderai la soddisfazione di sentirla godersi con te e nel contempo leggere nei suoi occhi il sospetto su un tuo possibile doppio gioco.

Irrompe Allegra che fa con lui la stessa scena di Gioiosa con Cesare.

ALLEGRA. Eccolo il doppiogiochista, il cane infedele. Tu sei quello delle soddisfazioni interrotte, brutto selvatico selvaggio, ingegnere elettrico, tecnico illuminatore senza attrezzatura illuminante, senza letteratura, senza filosofia, senza maestri di pensiero, ignorante di Socrate, del pensiero di Platone, di Aristotele…

PIETRO. Continuando a difendersi e a ridere. Di Aristotele mi dispiace davvero.

Alessandro e Cesare esprimono con gesti la loro sorpresa per la scena in corso.

ALLEGRA. Di Confucio no? Con una mano lo tiene per la camicia e con l’altra lo afferra per i capelli.

PIETRO. Dei cinesi mi frega meno.

ALLEGRA.Ignorante del pensiero di Sant’Agostino e di San Tommaso.

PIETRO. Di Erasmo da Rotterdam.

ALLEGRA.Di Machiavelli e di Lutero.

PIETRO. Di Galileo.

ALLEGRA. Di Voltaire.

PIETRO. Di Diderot e di Rousseau.

ALLEGRA. Di Pietro ed Alessandro Verri, milanesi.

PIETRO.Di Cesare Beccaria, milanese anche lui.

ALLEGRA. Di Marx e di Freud.

PIETRO. Dei maestri del sospetto.

ALLEGRA. Del sospetto sulle tue turpi intenzioni.

Cesare ed Alessandro hanno riso mimando a tratti lo scontro.

CESARE. Che fulmine! Questa è vera gelosia!

ALESSANDRO.  Mortificato. Aspetto la terza indemoniata.

Pietro stringe Allegra in un forte abbraccio che volge a un ballo. Si uniscono Gioiosa e Alessandro. Cesare rimane solo in disparte. Pietro e Allegra poi si eclissano allacciati.

GIOIOSA. Agli altri due uomini. Una felice conversione del vostro amico.

CESARE. Penso che in quel vostro libello devono esserci ancora dichiarazioni molto pertinenti su illetterati come noi, senza maestri, senza luce di pensiero. Gradirei delle fotocopie da studiarmi a casa. Andiamo a farle di là?

GIOIOSA. Non andiamo da nessuna parte. Vedi prima come si presenta la terza signora. Ti concentrerai su di lei.

CESARE. Non è quella che scopre le spie a letto?

GIOIOSA. A Cesare. Le scopre a letto e a prima vista. Di più. Se ti vede convinto delle nostre tesi ti arruola nel controspionaggio e tu con astuzia ti godi anche le suore tradizionaliste. Ad Alessandro. Allora, Alessandro, vieni tu ad aiutarmi con la fotocopiatrice?

ALESSANDRO. Certo che sì. Ma alla copiatrice adesso non sono occupati Pietro e Allegra?

GIOIOSA.Non credo. Saranno occupati in qualcos’altro quei due.

Escono. Cesare rimane solo.

(continua)

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