Memorie di Galatina. Mezzosecolo di storia meridionalistica e d’Italia 1. Per la storia di Galatina del XX secolo

di Giuseppe Virgilio

Dedico alla mia famiglia ed a te, Giulia, mia diletta nipote, queste memorie. Da grande scoprirai che altre memorie, tenere e dolci, restano custodite nel cuore del nonno, carne e sangue della vita affettiva e morale.

Il consorte, il papà ed il nonno

“Ahimé: il difficile non è avere “idee”, ma avere quell’una idea che domini e metta ai loro posti le altre tutte, e dia coerenza e saldezza all’opera della scienza e dell’azione. Un’idea è una vita intera di un uomo; e il tempo in cui essa faticosamente si conquista, si chiama la giovinezza; e l’altro, in cui si svolge ed attua, si chiama maturità; e quello in cui si viene compiendo ed esaurendo, si chiama la vecchiezza.”

Benedetto Croce, Pagine sparse, I, Laterza, Bari 19602, pp. 491-492.

Premessa

Spesso accade che il labirinto dei ricordi restituisca la vista interiore di cose, di idee e di persone già realmente vedute ed infievolitesi nel tempo, sicché lo spirito umano dalla sfera della fantasia entra in quella del pensiero e della riflessione.

Queste Memorie rifondono in forma unitaria alcuni scritti concernenti vicende svoltesi  nell’arco di più di cinquant’anni dall’inizio del secolo, e pubblicati perlopiù sul “Corriere” diretto con competenza e grande passione civile dall’avvocato Carlo Caggia negli anni Settanta e Ottanta del secolo XX. Esse mirano a conservare per il lettore l’attenzione a cose, idee e persone locali di un tempo ormai lontano, per una più approfondita conoscenza della città di Galatina, nonché per ristabilire i legami con il passato attraverso una lenta evoluzione che dà il senso della continuità tra antico e nuovo.

Dalle Memorie storiche della città di Galatina nella Japigia di Baldassar Papadia che ha “fatto servir l’istoria alle nostre picciolezze”, poiché, come recita l’incipit dell’opera, “E’ ben giusto, che ciaschedun cittadino amando, come deve, la patria, s’applichi ad illustrarne l’origine, o descriverne l’istoria”,  all’opera di Michele Montinari curata ed ampliata da A. Antonaci (1972) in un momento di crisi e di transizione della cultura nazionale, ed in particolare di quella meridionalistica, i legami con il passato, lungi dall’essersi spezzati, sono rimasti integri, e noi ci lusinghiamo di aggiungere col nostro lavoro il legame di un altro anello non meno saldo alla catena.

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