Andare incontro al mondo

di Gianluca Virgilio

Ritratto di
Marisa Portaccio Grimaldi

La poesia, anche la più ermetica, contiene in sé una storia. Dico “storia” nel duplice senso del gr. “istorìa”, ricerca,  e del lat. “fabula”, racconto, il che dà come risultato che la poesia altro non contiene, secondo me, che il racconto di una ricerca. Il compito del lettore di poesia è tutto nel rinvenire, attraverso attenta e lenta lettura, le tracce di questo racconto.

“… e vado incontro al mondo .…” con sottotitolo “Poesie” di Marisa Portaccio Grimaldi, Congedo Editore, Galatina 2009, pp. 185 (con Presentazione di Anna Maria Nalini Setti e breve Introduzione in prosa della stesa autrice), è per me un’occasione per mettere alla prova questa opinione maturata negli anni e che porto con me come una sorta di utile pregiudizio ogniqualvolta mi capita tra le mani un libro di poesia.

Il titolo è un frammento del mondo poetico della poetessa, da lei scelto a rappresentare, l’intero “corpus” delle poesie, che ammonta a settantatré componimenti: “… e vado incontro al mondo…”, infatti, è una variante temporale (dall’imperfetto al presente) del titolo di una poesia di p. 81, “Andavo incontro al mondo”, in cui l’uso dell’imperfetto già dichiara la volontà dell’autrice di raccontare un tempo ormai passato. Ecco che appare “un piccolo paese / dagli usci semiaperti, / tra gente che guardava, / dagli occhi sorridenti…”. Tempo della memoria, tempo, dunque, felice, nel quale era possibile pensare a un futuro migliore per se stessi e per gli altri, che, ahimé, apparivano già domi: “ma non condividevo / tanta rassegnazione / e quel piegare il capo /senza una ribellione”. Una disposizione d’animo di aperta ribellione, che già si rinviene in una delle prime liriche, “Sono entrata nella vostra vita” (p. 21), che riporto per intero:

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