Manco p’a capa 132. La politica italiana spiegata alla luce della biologia


Sia il PD sia il M5S, però, hanno anticorpi. La svolta di Conte e Schlein potrebbe portare a un’alleanza tra le due offerte politiche che sia Renzi sia Letta hanno cercato di tenere su fronti opposti, per ottenerne la sconfitta. Renzi lo ha fatto con furbizia, Letta con dabbenaggine.
Da elettore che ambisce a vedere un governo che sia latore di istanze in cui si riconosce, auspico che i due partiti si distinguano, ma non per farsi concorrenza su certi temi, lasciandone altri quasi completamente scoperti.
Il M5S, con Conte, ha varato una serie di misure che reputo di sinistra: dal reddito di cittadinanza, alla spazzacorrotti, a molte altre cose. Il M5S ha fatto quello che avrebbe dovuto fare il PD, occupandone il terreno di gioco del PD: l’elettorato di riferimento del PD attribuisce rilevanza alla difesa delle classi sociali più deboli e alla questione morale di berlingueriana memoria. Il PD deve fare quel che il suo elettorato gli chiede. Il M5S, invece, dovrebbe dedicarsi alla transizione ecologica, alla difesa dell’ambiente e della salute, per la costruzione di sistemi di produzione e consumo sostenibili ed efficienti. Il PD non ne ha mai parlato: Grillo ne parlava quando non ne parlava nessuno. La visione di Grillo, però, mirava esclusivamente alle tecnologie. Non mi pare che abbia mai considerato biodiversità ed ecosistemi. Se lo ha fatto, non è stato incisivo. Il collante tra i due dovrebbe essere la lotta alla mafia, alla corruzione, all’evasione fiscale e alla privatizzazione di asset strategici realizzati con fondi pubblici per essere poi regalati ai privati che li spolpano e li fanno fallire. Altro collante dovrebbe essere la politica dell’accoglienza e dei diritti civili, assieme alla valorizzazione delle competenze dei giovani che formiamo e che poi vanno all’estero perché qui non hanno opportunità. Investiamo ingenti risorse nella loro formazione, e poi non li utilizziamo, regalandoli a paesi che, magari, li usano per farci concorrenza. Insomma, i due partiti dovrebbero avere una serie di valori condivisi (la base dell’alleanza) e valori primari (la base della diversità). Chi ne vota uno deve sapere che l’alleanza con l’altro non stravolgerà le sue aspettative, come avvenne con il Conte I, voluto da Renzi con la politica del pop corn, quando il M5S, dopo il no del PD renziano, condivise l’azione di governo con la Lega di Salvini.
Ora, però, la situazione non è chiara. Conte e il M5S stanno facendo quello che il PD avrebbe dovuto fare, e hanno messo in secondo piano gli obiettivi di sostenibilità e integrità ambientali che erano il loro principale tratto distintivo. Non per niente il PNRR, in gran parte dedicato alla transizione ecologica, è arrivato per merito di Conte.
In natura, se due specie con adattamenti simili si trovano a coesistere e a competere per le stesse risorse, e queste sono limitate, si attua lo “spostamento dei caratteri”: le due specie tendono a differenziarsi, “spostando” le loro preferenze in ambiti che riducano la possibilità di intercorrere nell’esclusione competitiva, in cui una vince e l’altra perde. In questo caso vincono entrambe, differenziandosi e magari fondendosi, come un lichene. La destra lo sa fare benissimo, la sinistra meno. Ma possiamo sperare nell’evoluzione che, a quanto pare, sta operando. Le metastasi renziane nel PD cercheranno di ostacolare il processo: il “ceppo” ha dato prova di grande efficienza distruttiva ed è necessaria una terapia radicale e rapida per sconfiggerlo. Per poi passare a costruire un’alternativa.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 10 marzo 2023]

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