«Allargare il gioco». Scritti critici (1941-1970) di Vittorio Bodini

di Maria Dimauro

A rimarcare ulteriormente la fedeltà più che quarantennale di Antonio Lucio Giannone all’opus bodiniano (il suo primo studio infatti risale al 1977), viene ora questo denso volume da lui curato («Allargare il gioco». Scritti critici (1941-1970), di Vittorio Bodini, a cura di A. L. Giannone, Nardò, Besa Muci,  2020, pp. 192): undicesimo, importante tassello della collana di studi, la “Bodiniana”, interamente dedicata al grande salentino sotto la sua direzione, nel segno di un’interrogazione sullo scrittore sempre aperta, problematica, in fieri, e felicemente rivolta a documentarne ricchezza e spessore e a restituirne l’alto e giusto rilievo nel nostro canone novecentesco. Accanto alle molteplici e articolate disamine sugli statuti e i paradigmi della modernità letteraria, indagati spesso nelle loro intersezioni con individualità poetiche o realtà periferiche e “appartate” nel panorama delle “lettere” nazionali, Giannone ha infatti profuso un lavoro inesausto e meritorio sull’opera di Vittorio Bodini, recuperandone e pubblicandone, nel corso degli ultimi decenni, la congerie eterogenea e in gran parte dispersa degli scritti: fra gli altri, le prose del Corriere spagnolo, quelle di Barocco del Sud e la riedizione del romanzo giovanile Il fiore dell’amicizia (2014). Il recupero di tutta l’altera facies della operosa produzione dell’autore – che esonda dal Bodini cosiddetto “maggiore” (ma solo per l’acquisto precedente e acclarato, dalla consuetudine degli studiosi, della scrittura in versi e dei fondamentali contributi dell’ispanista) ‒ ha sollecitato in misura crescente un adeguato inserimento e una più corretta ricollocazione di questi scritti, come segnala Giannone nella sua illuminante Introduzione al volume, «rimasti dispersi su giornali, riviste e periodici: […] prose critiche che rivestono una notevole importanza per delineare il percorso letterario di Bodini […] ricco di “mobili prospettive” per riprendere il titolo di un suo articolo del 1946» (p. 7).

A quelle sollecitazioni, rimaste peraltro lungamente inevase, ha dato riscontro l’infaticabile dedizione esegetica dello studioso, che ora ci propone, in questo libro suggestivo quanto utile, una sorta di “altra ripartenza” su Bodini dal termine a quo di questi «articoli dedicati a scrittori italiani e stranieri, recensioni, riflessioni sulla letteratura, interventi di carattere “militante” e veri e propri saggi» (nella Nota al testo di p. 181). Dove “l’utilità” consiste in una serrata ricognizione di testi che coprono un arco cronologico molto ampio (1941-1970, ma la maggior parte di essi comprende l’intervallo fra il 1941 e il 1953), attraverso i quali Giannone ridisegna la vicenda letteraria di Bodini all’insegna di “mobili prospettive” sottese ad una esperienza umana e di ragioni poetiche strettamente interconnesse (ma attraversate anche da produttive ambivalenze) sin dal principio della scrittura, e dalle quali traguardare la sua opera e rintracciarne le interne spinte e movimenti, a rilevarne inediti precedenti e future giustificazioni.

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