I giovani, le start up e le migrazioni dal Sud

1) Il quadro delineato nel 2016 era abbastanza lontano dalle suggestioni mediatiche, con un numero di startup innovative in crescita ma ancora largamente inferiore a quello di altre realtà territoriali, e con una forte dipendenza dai fondi pubblici per iniziative economiche operanti spesso in perdita e in molti casi impossibilitate a procacciarsi forme di finanziamento privato. Aveva peso lo scarso sviluppo del venture capital nella regione e la debolissima fiducia loro accordata dal sistema bancario. Il 61% delle startup censite avevano ricevuto finanziamenti pubblici, mentre solo il 19% aveva usufruito del sostengo di business angels o venture capital, e le startup pugliesi (e delle tre province salentine) rappresentavano una quota assai bassa del totale delle società di capitali, impiegando un numero limitato di addetti (con una forza lavoro coincidente spesso con i soci-fondatori).

2) Gli aspetti positivi erano rappresentati dalla crescita costante del numero di startup e del numero di imprese in utile, con performance in termini di redditività superiori a quelle che si riscontrano fra le altre società di capitali e fra le startup italiane in generale, oltre che dalla presenza di numerose imprese spin-off e dalla buona propensione all’internazionalizzazione. A Lecce spettava addirittura la palma di prima provincia pugliese nel rapporto fra startup e popolazione residente: se in Puglia vi erano 0,05 startup innovative ogni 1000 abitanti e in Italia 0,089, su base provinciale il dato migliore della provincia di Lecce (0,067), era seguito da quello di Bari (0.064), Foggia (0,031), Taranto (0,030) e Brindisi (0,020). In Puglia come nelle tre province salentine, la maggioranza relativa delle imprese operava nei settori della produzione di software e della consulenza informatica, sebbene fosse notevole la quota di startup nel campo della Ricerca e Sviluppo ed esistesse un numero significativo di imprese operante nel settore manifatturiero. Più interessante il dato sulla mortalità deducibile dai dati disponibili: la rappresentazione delle startup come imprese che nascono e muoiono con estrema facilità, era in parte smentita o comunque ridimensionata rispetto al dato nazionale. A distanza di sei anni dalla ricerca, i nuovi dati disponibili delineano un quadro interessante. La provincia di Lecce si colloca infatti al ventesimo posto in Italia per numero totale di startup innovative iscritte nei registri (166 in totale nel secondo trimestre 2022, il 26% del totale pugliese); leggermente in crescita l’incidenza di Taranto sul totale regionale (8,8%), con un numero di startup più che triplicato; Brindisi, invece, fa registrare un aumento ancora più consistente, passando dal 3,8% al 6%.Nonostante Bari sia ormai una delle realtà più importanti dal punto di vista numerico nel Mezzogiorno e in Italia, la quota complessiva di startup delle tre province dell’ex Terra d’Otranto rappresenta quindi circa il 40% del totale pugliese, dato in aumento rispetto a sei anni fa. La bassa mortalità delle startup pugliesi e salentine viene confermata anche dai dati relativi alla mortalità, che a dispetto della pandemia si conferma non così elevata. Il risultato che deriva è che sono soggette a minore mortalità le start up che insistono su territori che ospitano le sedi principali delle due università più grandi in termini di studenti immatricolati (Università di Bari e Università del Salento): l’ambiente universitario è, dunque, un acceleratore d’impresa e non tanto un suo ostacolo.

[“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 1 giugno 2023]

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