Ricognizioni novecentesche di Antonio Lucio Giannone

Le altre quattro sezioni raccolgono contributi composti per circostanze diverse. La prima sezione comprende tre saggi basati sull’esame di materiale disperso o inedito rinvenuto presso periodici e archivi letterari del Novecento. Lo spoglio della «gazzetta settimanale» di Bari, «Humanitas» (1911-1924), oggetto di attenzione per le notevoli traccedi futurismo in essa presenti, ha permesso a Giannone di imbattersi in un articolo dimenticato di Giuseppe Ravegnani, apparso qualche mese prima sulla «Gazzetta Ferrarese», e significativo dinanzi all’esiguo numero di interventi sul Porto sepolto (1916) di Giuseppe Ungaretti. In tal modo si è ricostruita la mappa completa della ricezione critica di uno dei libri fondamentali della poesia italiana del Novecento, del quale allora però non si avvertì del tutto l’importanza.

Nell’archivio di Michele Saponaro, custodito presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento, Giannone ha ritrovato le lettere inviate da Luigi Pirandello e da Eugenio Montale allo scrittore salentino, nativo di San Cesario e scomparso a Milano nel 1959, versatile in opere assai diffuse per decenni, la cui attività è stata sottoposta a un’attenta rilettura durante un Convegno internazionale di studi organizzato dallo stesso Giannone nel 2010. Le prime lettere forniscono indicazioni preziose sulla collaborazione di Pirandello alla «Rivista d’Italia» di Milano, della quale dal 1918 al 1920 Saponaro fu redattore unico; giova ricordare che alla «Rivista d’Italia» collaborarono esponenti illustri come Croce e Gentile, Luigi Einaudi, Vilfredo Pareto, Vittorio Pica, Emilio Cecchi, Giuseppe Prezzolini e altri. E nell’ampio spazio riservato alla letteratura si pubblicavano Federico De Roberto, Federigo Tozzi, Marino Moretti, Marco Praga, e liriche di Ada Negri, Diego Valeri, Angiolo Silvio Novaro con testi drammatici di Nicola Moscardelli, Ettore Romagnoli e Luigi Pirandello, da Saponaro conosciuto a teatro, «dove si rappresentava la prima delle commedie che gli dié grande fama: Così è, se vi pare».  Notevole appare la lettera di invito (26 dicembre 1917), in cui Saponaro richiede allo scrittore siciliano una novella per il primo numero della «Rivista d’Italia»; e di peculiare significato la lettera di risposta di Pirandello, datata 31 dicembre, alla quale segue un telegramma del successivo 16 gennaio 1918, in riferimento a un atto unico in dialetto, tradotto in italiano con il titolo La patente, la celebre novella con protagonista Rosario Chiarchiaro.  Di rilievo pure risultano le due missive inviate da Montale, che fanno luce su una fondamentale svolta della vita del poeta, il trasferimento da Genova a Firenze nel marzo del 1927, e offrono elementi decisivi a favore di tale datazione.

Nellaseconda sezione sono compresi tre saggi dedicati a Girolamo Comi e Vittorio Bodini, due poeti d’indubbio rilievo nel panorama letterario novecentesco, entrambi meritevoli di maggiore attenzione da parte degli studiosi, in una linea di ricerca “fra Sud ed Europa”, suscettibile di fecondi esiti critici nel rapporto fra territorio meridionale, nazione e dimensione europea. Giannone ripercorre di Comi il suggestivo itinerario letterario, offrendo al contempo una lettura di uno dei suoi più significativi componimenti. Di Vittorio Bodini oggetto d’esame è un diario inedito steso nei primi mesi della sua permanenza spagnola, conservato nell’Archivio Bodini presso la Biblioteca centrale dell’Ateneo salentino. Dinanzi a qualche atto di negligenza da parte dei critici italiani, che per ragioni discutibili li hanno estromessi dal “canone” poetico novecentesco, i due autori in questi ultimi tempi vivono una stagione di riscoperta e valorizzazione, per merito proprio di Giannone e dei suoi allievi, con notevole interesse nei paesi ai quali sono stati sempre legati, la Francia per Comi e la Spagna per Bodini.

Nella quartasezione, accanto a un intervento sulla posizione degli scrittori italiani nei confronti della grande guerra, figura un saggio sulla linea meridionale della poesia del Novecento, alla quale Giannone cerca di dare il giusto rilievo attraverso varie indagini, a partire dalle acute osservazioni di Contini su Sinisgalli, per poi avvicinare Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, e le significative presenze di Vittorio Bodini, Rocco Scotellaro e Vittore Fiore, anche in virtù di una maggiore apertura alla dimensione del discorso umano e sociale.

Completano il volume tre contributi su alcuni aspetti delFuturismoindagato tra centro e periferia. È il caso della Napoli letteraria e culturale, con il vigoroso impulso di studi dato da Croce e dalla rivista «La Critica», il cui primo fascicolo data 20 gennaio 1903; lo stesso Croce, inizialmente perplesso dinanzi al movimento di Marinetti, si rivelò l’oppositore più tenace dei futuristi. Marinetti però non sembrava disposto a rinunciare all’espansione del suo movimento verso Sud, e decise di organizzare la quarta serata futurista proprio nel capoluogo tirrenico (20 aprile 1910), dopo quelle di Trieste, Milano e Torino; in quell’occasione con Marinetti a Napoli si presentò lo stato maggiore dei futuristi, che comprendeva poeti e pittori di assoluto rilievo. Giannone segnala con particolare efficacia i termini dell’aspro dibattito e dello scontro fra futuristi e Croce, considerato il bersaglio polemico e il nemico pubblico numero uno del movimento, sino alla rappresentazione «dei funerali del filosofo passatista» da parte dei marinettiani, con la prevedibile energica reazione dei crociani. Lo sguardo critico di Giannone si muove con particolare acume fra personalità letterarie e riviste e in mezzo alle voci dei più giovani, interessati alle spinte dell’avanguardia, senza tralasciare le significative testimonianze provenienti dalla Puglia, fra Bari e Lecce, e in particolare dal capoluogo salentino.

Nelle sue interne articolazioni il volume risulta denso e insieme coeso, e si rivela ragguardevole nella capacità di illuminare gli ultimi decenni dell’Ottocento e il primo Novecento, individuando passaggi letterari e snodi culturali decisivi, criticamente eccepiti nell’ambito di fervide attività ora di singoli personaggi, ora di sodalizi e periodici. La serie di contributi appare così veramente di proficua lettura, per diradare zone d’ombra in un arco temporale decisivo per la società italiana e per interpretarne le tensioni ideali e comprenderne le contraddizioni in un irto presente.

[In “Critica letteraria”, a. L, fasc. II, 195/2022, pp. 436-439]

Questa voce è stata pubblicata in Letteratura, Recensione e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *